Giovedì 16 giugno una filiale di Google in Russia ha dichiarato fallimento.
Il documento corrispondente è stato presentato al tribunale arbitrale di Mosca, risulta dai fascicoli dei casi. Non è stata ancora fissata una data per la verifica di fattibilità. Il 16 giugno, Google è stata multata di altri 15 milioni di rubli per essersi ripetutamente rifiutata di localizzare i dati dei russi.
Il tribunale ha ritenuto Google Ltd colpevole di un reato amministrativo ai sensi della parte 9 dell’art. 13.11 del Codice degli illeciti amministrativi della Federazione Russa (ripetuta mancanza da parte dell’operatore di garantire la registrazione, la sistematizzazione, l’accumulo, la conservazione o l’estrazione dei dati personali dei cittadini della Federazione Russa).
In precedenza, il 26 maggio, è stato riferito che gli ufficiali giudiziari hanno ottenuto il pieno recupero da Google di una multa per un importo di oltre 7,7 miliardi di rubli per la sistematica mancata rimozione di contenuti vietati dalla legge russa.
Il fatto che Google nella Federazione Russa intenda rivolgersi al tribunale arbitrale con una richiesta di riconoscimento del proprio fallimento è diventato noto il 18 maggio. La società ha affermato che al 22 marzo 2022 “prevede il proprio fallimento e l’impossibilità di adempiere agli obblighi monetari”.
Allo stesso tempo, il socio dirigente dell’agenzia B&C, Ivan Samoilenko, ha definito il fallimento della filiale russa di Google il risultato della riluttanza dell’organizzazione madre a concordare con i requisiti della legislazione della Federazione Russa.
L’analista del Mobile Research Group Eldar Murtazin ha indicato la cessazione dell’attività di Google in Russia dopo che la filiale è stata dichiarata fallita. Secondo lui, la cosiddetta legge sugli sbarchi, adottata lo scorso anno, di fatto non funziona più.
Il 17 giugno 2021, la Duma di Stato ha adottato una legge (“on landing”) che obbliga le aziende IT con un pubblico giornaliero di oltre 500.000 utenti russi ad aprire i loro uffici di rappresentanza nel paese. In caso di rifiuto da parte delle aziende di ottemperare ai requisiti, sono previste misure coercitive. In particolare, contrassegnare i siti nei motori di ricerca con informazioni sul mancato rispetto della legge