Inter eccezionale: Napoli senza futuro

Di Paolo Paoletti

INTER-BARCELLONA HA DIMOSTRATO QUAL E’ IL CALCIO DI OGGI: GRANDE QUALITA’, GRANDE SPETTACOLO, COMPETITIVITA’ INTERNAZIONALE. MERITO DI MAROTTA, DELLE SUE SCELTE, DI UN TOP CLUB DA 2 FINALI CHAMPIONS IN 4 ANNI. CONTE BOCCIO’ LA VISIONE NERAZZURRA, ORA CI SI CONFRONTA: VINCERA’ UNO SCUDETTO SENZA FUTURO. DE LAURENTIS E’ INAFFIDABILE, CON LUI NAPOLI MAI TOP!

E’ stato un grande spettacolo. E’ stata una bellissima partita. E’ stato un inno al calcio, quello vero, quello cui dovremmo assistere sempre.

E’ stata anche una sorpresa perchè quando in ballo ci sono poste così alte come una finale Champions, vince la paura e buonanotte suonatori.

Inter e Barcellona hanno invece dimostrato cos’è il calcio, lo sport più bello del mondo. Tra grandi emozioni, grandi giocate, mentalità e coraggio, tecnica e tattica.

Due squadre che hanno mostrato una visione chiara, una strategia precisa per arrivare alla vittoria, cuore e qualità.
Va da sè che resta innegabile la considerazione per cui Liga e Serie A, passino in secondo piano rispetto al palcoscenico internazionale dove ormai si esprime e si consuma ogni interesse: per i calciatori, i tecnici, dirigenti e presidenti.

Ceferin, presidente Uefa, proprio alla vigilia del Grande Spettacolo in scena a San Siro è stato chiaro: “si gioca effettivamente molto, forse troppo, ma sono i club (Presidenti) a volerlo per incassare di più!”

Sintesi: i campionati, i titoli nazionali non contano più nulla. Il calcio vero si gioca in Europa ed è per questo che Uefa e Fifa hanno varato SuperChampions ed il Mondiale per Club, con premi mai pagati prima.

Ovviamente per arrivare a disputare queste competizioni con continuità ed abitudine al livello che meritano, bisogna avere Top Players e Tecnici Top, insomma bisogna essere Top Club!

Il PSG è riuscito a competere seriamente da quando c’è Luis Enrique e la squadra conta più del singolo campione.
L’Arsenal è tornato a disputare una semifinale dopo 16 anni, perchè Mikel Arteta, che tutto ha imparato da Guardiola, è stato un grande calciatore e poi un ottimo tecnico.

Per il Barcellona era soltanto questione di tempo, necessario per avvicendare la grande nidiata di Messi, Xavi, Iniesta etc etc con quella di Cubarsi (18 anni), Gavi (20), Pedri (22), Yamal (17), altri…

Stavolta ha prevalso una grande Inter (età media oltre i 29 anni), ma il tempo gioca tutto a favore dei Catalani, di cui sentiremo parlare ai massimi livelli per anni, come subito dopo l’eliminazione di Mjlano, ha promesso Lamine Yamal: “riporterò presto la Champions a Barcellona”.

Eccoci all’Inter. Giocare 2 finali Champions in 4 anni è la conferma del ritorno del club al massimi livelli.
Inzaghi in 4 stagioni ha portato a casa già 6 titoli, e quest’anno perderà il suo secondo scudetto per una panchina non all’altezza dei titolari sulle 3 competizioni. Ed in questa consapevolezza, nella necessità di una preparazione fisica ad hoc per il gruppo di anziani, capaci di durare non oltre 60′, dopo di che, nel progetto del tecnico, il calo sarebbe stato affidato alle seconde linee.

E’ andata così per tutta la stagione con il risultato del -18 punti in campionato rispetto allo scorso anno, a favore di una Champions in cui l’Inter ha vinto il girone entrando tra le prime 8, ha conquistato la seconda finale eliminando Bayern Monaco e Barcellona, segnando 7 reti ai catalani ed un cannoniere, Lautaro, arrivato a 9 gol, dietro Raphinha (13), Lewandosky (11) e prima di Dembelè (8) tra quelli arrivati in semifinale.

L’Inter ha accusato il solito calo anche nella Notte Magica di San Siro, subendo il 2-2 nei primi 15′ della ripresa (Garcia 54′, Dani Olmo 60′).
Andando perfino sotto all’87’ (Raphinha).
Ma stavolta reagendo ai propri limiti con la disperazione di Acerbi (93′) e la pazzia di Frattesi al 99′, talmente fuori di testa da rischiare infarto o ictus, dopo aver segnato il 4-3.

Stavolta l’Inter ci ha messo cuore, volontà, voglia di non arrendersi. Ed è riuscita nell’impresa.

Una impresa possibile però grazie al lavoro fatto nel tempo dal club, Marotta in primis, capace di rinunciare ad Hakimi per Dumfris (60mln + 11 di bonus dal Psg; 12,5 milioni di euro più 2,5 di bonus al PSV), Onana per Sommer (incasso di 60mln, spesa da 8 mln), Lukaku per Thurarm (cessione da 115mln al Chelsea, arrivo del francese a parametro zero).

Poi scegliendo Inzaghi per sostituire Conte.

Chissà cosa avrà pensato ieri sera Antonio. Lasciò l’Inter, bocciando Marotta e la scelta di lasciar andare Lukaku.
E’ vero: solo chi vince scrive la storia. E’ altrettanto vero che la storia che conta oggi è solo quella che si scrive in Europa.

Conte lo sa e sta valutando se restare a Napoli, avendo avuto prova dell’inaffidabilità di De Laurentis, l’inconsistenza di Manna, la totale assenza di strutture societarie e tecniche.

Se una cosa che interessa Napoli ed il Napoli è accaduta ieri sera a San Siro è stato il confronto con Milano e con l’Inter, quello decisivo con il futuro personale di Conte, quello tra il lavoro di Marotta-Ausilio e quello di De Laurentis-Manna.

I soldi c’entrano fino ad un certo punto… l’Inter non ne ha!!!

Conte sa che stavolta le casse azzurre sono piene, molto grazie a lui.
Sa altrettanto che il Napoli di De Laurentis non sarà mai un Top Club per mentalità, visione, interessi personali tutti votati al guadagno non ad una gestione imprenditoriale di crescita continua e costante.

Conte sa anche che vincerà uno scudetto perchè l’Inter ha voluto chiudere questo ciclo provando a rivincere la Champions, prima di ringiovanire la rosa.

Difficile ripetersi in Italia, quasi impossibile competere in Europa.

Ora decida Napoli, scelgano i napoletani: se aggrapparsi al quarto scudetto oppure indicare chiaramente ad ADL quale è il destino di Napoli, Capitale Globale, che grazie ad un uomo del Sud ha saputo cancellare in pochi mesi la vergogna del decimo posto subito dopo uno scudetto per l’arroganza di un cine-presidente, ritrovando dignità di squadra e di tutto un popolo!