Di Pippo Trio e Francesco Paolo Tondo
GASPERINI FRA LE CERTEZZE DI BERGAMO E LE ISTERIE NAPOLETANE, NON POTRÀ CHE DECIDERE DI RIMANERE ALL’ATALANTA, POI SE AVRÀ DECISO CHE IL SUO CICLO ALLA DEA SARÀ TERMINATO, TUTTO DIVENTA POSSIBILE, MA A NAPOLI SALVO ALTRI INUTILI CASTING, LO SAPREMO PRESTO!
Sinceramente, per quanto bravo sia, non ci ha mai entusiasmato l’idea di un Gasperini allenatore del Napoli, ma non per altro, solo perché non lo riteniamo compatibile con il contesto sia ambientale che societario. Magari ci sbagliamo, perché ad esempio in passato un certo Ottavio Bianchi, personaggio ed allenatore pragmatico, rigoroso e spartano, allo stesso modo non entusiasmava ma nonostante ciò, fece benissimo, malgrado le problematiche ed i pregiudizi sul suo conto. Forse a Napoli servono personaggi di questo tipo, la differenza però fra Bianchi e Gasperini sta nel fatto che Bianchi aveva già giocato nel Napoli e conosciuto bene l’ambiente con il quale confrontarsi nella seguente esperienza di allenatore e dirigente, Gasperini invece farebbe un totale salto nel buio di una società gestita in modo padronale se non tirannico, in un ambiente fin troppo caldo, per certi versi isterico ed allo stesso tempo frustrato per l’ultima stagione, per cui pieno di aspettative; inoltre fuori dalle coppe con una squadra totalmente da rifondare e da costruire su misura per cominciare un progetto che lo veda protagonista. Praticamente Gasperini dovrà scegliere fra le certezze ormai collaudate ed acquisite dopo anni a Bergamo, con la possibilità di giocarsi campionato e Champions da protagonista; e ricominciare tutto da capo a Napoli senza alcuna garanzia rispetto alla sua attuale società. Un bel dilemma, che lui stesso ha sintetizzato con una metafora assai significativa, scegliere di rimanere felicemente in famiglia oppure scappare via con una bellissima donna. Per la verità a parte l’impareggiabile bellezza della città, noi avremo molti dubbi sull’’avvenenza reale di questa bella donna che Gasperini identifica con il Napoli. Il buon senso suggerirebbe a Gasperini la prima ipotesi, ma sappiamo anche che l’uomo è cacciatore, attratto da sempre da nuove eccitanti avventure, e quella di Napoli oltre alla bellezza del luogo, presenta a Gasperini troppi pericoli per immaginarsi un futuro allo stesso tempo roseo ed eccitante. Per continuare nella metafora sappiamo bene che anche quando la tentazione è fortissima, al momento della scelta, gli uomini sono quasi sempre portati a non lasciare il vecchio per il nuovo. Questo ci lascia immaginare che dopo il flirt preliminare, Gasperini fino a prova contraria, in fin dei conti dietro la sua scorza di duro, è un uomo mite e finirà per decidere di non lasciare la famiglia che lo ha sempre accudito invece di chi sta ancora barcamenandosi fra troppi pretendenti, e sappiamo che quando è così, chi vuole troppo nulla stringe. A Napoli c’è un detto, che sintetizza il momento e dice: “ a rilla a rilla a rilla, tutt’a vonno e nisciuno sa piglia”.
Deve essere precisato che attualmente il calcio si ritrova economicamente insostenibile, peculiarmente per gli imprenditori italiani che, eccettuata la famiglia Agnelli, non dispongono di banche e fondi di investimento privati modalita’ Exor; di conseguenza per De Laurentis il cui patrimonio aziendale e’ orientativamente il medesimo di Naldi ex presidente oberato dai debiti aborriti dalle banche italiane, non resta che barcamenarsi con la politica dei salari calmierati e degli investimenti non eccessivamente gravosi. Oggi il calcio italiano giace in una crisi sistemica causata dalla scarsa liquidita’ bancaria ed aziendale, se rapportata al contesto internazionale dominato dai petrol dollari sauditi, dai fondi Blackrock e Vanguard a garantire macroacquisti di fuoriclasse, montepremi Champion’League, Europa League, Coppa Intercontinentale, Mondiali ed apparato mediatico e pubblicitario che suffraga l’intero sistema del calcio, pressoche’ in bancarotta ma estremamente facoltoso. Basti vedere, a tal proposito, la cessione proprietaria Inter della influente famiglia Moratti innestata sulla principale raffineria petrolifera del Vecchio Continente; la rinuncia al Milan da parte della famiglia Berlusconi, in seguito a molteplici trofei nazionali ed internazionali innalzati. Ora i titolari del maggiore conglomerato mediatico privato ma gratuito in Europa, con la dipartita di Silvio Berlusconi, si apprestano a cedere perfino la proprieta’ del minuto ma interessante Monza. Cio’ anche perche’ la maggioranza di Mediobanca, tra le principali banche italiane dal punto di vista della vigoria, non afferisce piu’ a Berlusconi.
In un calcio italiano limitato dai debiti, dagli oneri fiscali e dalla concorrenza sleale sul piano economico, di dittatori sauditi da un lato, e proprietari dell’emissione monetaria dall’altro, la politica aziendale di De Laurentis, si contraddistingue come unica possibile, seguendo un concetto di proprieta’ italiana integrale, risultati di rilievo nel tempo, capitani di industrie medie. Cosi’ probabilmente tali contingenze spingeranno il Napoli a continuare su questo abbrivio fondato sull’austerita’ finanziaria, con la predestinazione di ripartire, ed in modo vincente, valorizzando i vivai nazionali, anziche’ imbarcarsi in investimenti esteri su calciatori non all’altezza delle vittorie: oppure operazioni commerciali su cui speculare vendendoli ai soliti plutocrati del calcio. Per concretizzare una ripresa del Napoli glissando su vendita societaria oppure ingressi finanziari oriundi, e’ opportuno seguire un paradigma di valori genuini che caratterizzano il vero sport, assicurando ottimi emolumenti ma senz replicare o competere, nell’ambito degli agoni di soldi per assicurarsi tutto il meglio. Di conseguenza tornare agli italiani, sopratutto ai giovani, sottoforma di investimenti a lungo termine e ben remunerati ma non alla stessa stregua delle contemporanee regole del grande calcio, appare salvifico per il calcio, per il Napoli, per l’Italia, per de Laurentis. Tutto cio’ va attuato con professionalita’ del calibro di Gasparini, con un progetto pionieristico che sembra bussare, discretamente, agli uffici del Napoli campione d’Italia. E questo alla luce del fatto che la proprieta’ delle piu’ titolate squadre calcistiche del mondo, sta progressivamente passando nelle mani dei maggiori fondi di investimento e banche commerciali transnazionali.