Di Rita Lazzaro
È spirato sabato 6 agosto 2022 Archie Battersbee, il dodicenne britannico al centro di una disperata battaglia legale fra la famiglia e i tribunali inglesi che a 4 mesi dalla morte cerebrale del ragazzo hanno deciso di staccare le macchine che lo tenevano in una vita vegetativa.
Lo strazio della famiglia cosi’ non si e’ mai placato. I genitori speravano almeno di far dimettere il figlio dal Royal London Hospital per trasferirlo in un ospizio per malati terminali. Il 7 aprile scorso la madre aveva trovato Archie privo di sensi e con un cappio al collo nella loro casa dell’Essex. Secondo quanto stabilito dalle perizie il ragazzo è stato probabilmente vittima di una delle assurde sfide di sopravvivenza online finita male che stanno causando non pochi eventi tragici in tutto il mondo fra gli adolescenti.
Ma prima di Archie c’è stata un’altra vittima dell’eutanasia. Si sta parlando del piccolo Alfie Evans,un bambino di Liverpool con un disturbo neurodegenerativo non diagnosticato, in seguito scoperto essere un deficit nella transaminasi GABA. L’équipe medica ed i genitori del bambino erano in disaccordo sull’opportunità di mantenere il sistema di supporto vitale di Evans o di ritirarlo e questo diede vita ad una battaglia legale.
Il supporto ventilazione venne rimosso il 23 aprile 2018 a seguito di una serie di appelli infruttuosi della famiglia di Alfie. Alfie continuò a respirare naturalmente per cinque giorni dopo la rimozione del supporto. Morì alle 2:30 del mattino del 28 aprile 2018.
Vicende aberranti che, ahimè, non dovrebbero sorprendere più di tanto vista la cultura della morte sempre più dilagante in certi Paesi. Al primo posto ci sono Belgio e Olanda. Eppure esiste e viene denunciato un problema di filoeutanasia che imperversa in Occidente, imperniato sul concetto giuridico anglosassone neonato, in cui lo Stato figura proprietario dei cittadini e non viceversa, come ad esempio appare ancora in Italia.
Per quanto concerne il Belgio, basti pensare a come il 14 febbraio del 2014 Repubblica titolava un articolo di giornale:“La legge choc del Belgio: eutanasia per i bambini”.
Per la prima volta al mondo, una legge aveva stabilito che l’eutanasia si doveva applicare anche ai minori con malattie terminali. Ed ai neonati.
Nelle Fiandre, questo succede a circa 230 bambini che muoiono ogni anno. Nel 60 per cento di questi casi, genitori e medici scelgono deliberatamente di porre fine alla vita del bambino. Uno studio peer reviewed di Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica ha inviato un questionario ai professionisti medici di terapia intensiva neonatale nella regione belga delle Fiandre. Consenso unanime non solo sull’aborto tardivo. Il 93,6 per cento dei medici concorda anche sul fatto che in caso di una “disabilità grave e non letale” l’uccisione del neonato è accettabile. L’87,9 per cento dice di volere modificare la legge per renderlo possibile.
Per quanto concerne l’Olanda nel 2020 c’è stato l’ok per l’utanasia anche ai bambini di 1 anno. Cosi’ i malati terminali di età compresa tra 1 e 12 anni potranno accedere all’eutanasia volontaria. È quanto ha stabilito il governo olandese dopo mesi di dibattito all’interno della coalizione.
L’Olanda non è il primo Paese europeo ad aver autorizzato l’eutanasia per i bambini: in Belgio, dove una legge simile è in vigore dal 2014, due bambini di 9 e 11 anni hanno avuto accesso alla morte volontaria assistita. In Olanda, l’eutanasia è ormai una realtà consolidata: l’anno scorso, scrive il Guardian, ci sono stati 6.361 casi di eutanasia, poco più del 4% delle morti totali del Paese. Di questi, il 91% era per condizioni mediche terminali. Il resto dei casi di eutanasia coinvolge gravi malattie psichiatriche. Si affacciano palesemente pratiche di eugenetica che hanno fregiato la mera Sparta, unica citta’ della Magna Grecia a non aver lasciato ai posteri memoria di sommi artisti e grandi opere del pensiero.
Dati agghiaccianti che riguardano vite stroncate prima ancora di essere vissute.
1)Numeri che racchiudono piccole vite soppresse e che, per questo motivo, portano a porsi con tanto di amaro stupore come si sia potuti arrivare a questo punto.
A questa domanda e alle prossime risponderà il professore Carlo Vivaldi Forti per la l’approfondimento di Adfnews quotidiano nazionale. “Le perversioni ideologiche dei nostri tempi sono l’efficientismo e l’utilitarismo. Ogni essere umano deve rendere al massimo, in termini materiali, e un bambino con difficoltà alla nascita promette di diventare un adulto problematico ed improduttivo.E’ allora meglio, per l’economia generale, eliminarlo subito. Si tratta ovviamente della mostruosa cultura di una società crepuscolare”.
2)Perché l’Ue non è intervenuta a riguardo? “L’UE è espressione della cultura maggioritaria odierna. Perché dovremmo aspettarci qualcosa da lei?” 3) Perché questa cultura della morte continua ad avanzare anziché arrestarsi? “La cultura della morte è l’effetto del crollo dei valori umani e spirituali , tipico di una società materialista come la nostra. Perché meravigliarsi ? ” 4) In che modo può arrestarsi questa strage di innocenti?
“Rivalutando la dignità della persona umana, obiettivo oggi molto lontano”.
5) A proposito di eutanasia, secondo lei, con una legge italiana diretta a disciplinarla vi sarà anche il rischio di ritrovarci nella condizione di Belgio e Olanda? “Dipende da quale legge sarà varata. Oggi possiamo fare solo supposizioni”.
A proposito di piccoli ed eutanasia, un altro Paese che ha fatto discutere sull’ avanzare di una cultura che enfatizza la morte anzichè la vita è la Danimarca.
“Presto nascerà l’ultimo bambino danese affetto da sindrome di Down”. Questo fu l’annuncio, otto anni fa, del quotidiano danese Berlingske. Venne fissata anche una data nella quale la sindrome sarebbe scomparsa dal paese: 2030. Parole che sanno di vera e propria selezione e che ricordano uno dei periodi più bui della storia dell’uomo dove chi non rispecchiava determinati canoni veniva soppresso.
6)Com’ è possibile allora che nonostante la storia e con tutte le carte nazionali e non in difesa dei diritti umani e per di più in una società in cui si parla sempre più di inclusività, si parli di eutanasia per i piccoli che versano in determinate condizioni e di aborto come soluzione nel caso di bambini down?
“Eliminare le malattie sopprimendo i malati è qualcosa di molto simile a quanto accaduto nei lager nazisti. E’ significativo che tale cultura sia oggi condivisa da chi si proclama progressista. Per cambiare occorre una rivoluzione culturale a tutto campo, occorre recuperare una visione del mondo trascendente la materia, ponendo l’uomo al centro dell’economia e della politica”.
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7)A suo avviso come sarà il domani, si andrà sempre più degenerando o è possibile che la condizione rinsavisca? E in che modo?
“Realizzare questo cambiamento sarà forse possibile quando l’umanità si vedrà immediatamente confrontata col rischio di sopravvivenza”.
“Rivoluzione culturale” una frase che sa quasi di utopia dal momento che si versa in un’epoca in cui l’uomo è sempre più assoggettato a ciò che è privo di anima e sentimenti, rendendolo così un mero automa, pronto allo scarto nel caso in cui non corrisponda a certi canoni e sicuramente non quelli umani.