E’ salvifico ammettere ed interiorizzare un concetto che contraddistingue l’Italia rispetto agli altri gloriosi stati del mondo: l’egemonia culturale, artistica, pedagogica ed estetica che di conseguenza confluiscono nella capacita’ di produrre in modo migliore di tutti. Infatti in una nazione impregnata di esteticita’, storia grandiosa, diviene difficile immaginare periodi di crisi economica e dispersione culturale e professionale come ora accade. 

Fare sistema, bloccare fermenti anticulturali, degradazioni sociali che oggi tarpano le ali dell’Italia, e’ mansione sacra oltre che inderogabile in questo periodo. Consorziare le piccole e medie imprese italiane per rintuzzare l’azione depredatrice dei grandi colossi multinazionali a danno degli italiani, sarebbe prioritario anziche’ ricomporre nuovi ma analoghi governi finanza-centrici. Inoltre per salvare dapprima l’Italia e poi il mondo con il ripristino di essa, diventa aprioristico rilanciare le filiere di produzione con l’ausilio dello Stato. Che la sede di nascita delle banche e della finanza pubblica, come l’Italia, non possa riformare banche e finanza in funzione di sostegno ai cittadini e alle imprese di ogni sorta, e’ un’onta al raziocinio. Perche’ il mondo ha bisogno dell’Italia avanguardia culturale e produttrice di eccellenze al fine di invertire la rotta perversa che oggi ha impastato gran parte dell’Italia soverchiata e promossa dai media: ossia per invertire il percorso anticulturale che spinge masse di individui ad ignorare l’arte, il sublime e la conoscenza nobile per uscire dalla crisi e prima ancora orientarsi e sapere dove dirigersi. L’Italia odiernamente sta imitando i tratti ed i comportamenti involutivi che oggi dominano il mondo, invece di ergersi nuovamente a modello di quest’ultimo e conferire miglioramento a se’ e al mondo stesso.

Siccome osservando i manufatti e gli ambienti italiani si trae un connubio di eccellenza, cultura, estetica e serenita’ che altrove non si eguaglia, si riscontra la necessita’ di mettere a sistema la grandezza culturale e industriale italiana in modo da filtrare questa ondata di globalizzazione cacofonica e sintetizzarla e ristornarla in una globalizzazione propedeutica di matrice italiana, verso un orizzonte di nuovo rinascimento pacifico, in cui regni la sovranita’ degli stati all’interno dei propri confini; con la limitazione del potere finanziario e grand’industriale, un’era di pace e sviluppo partendo dall’Italia madre di civilta’, sarebbe il naturale approdo.

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