EFFETTI MACROECONOMICI DEL DL 118/2021 SUGLI ADEGUATI ASSETTI ORGANIZZATIVI, AMMINISTRATIVI E CONTABILI

Prima parte

Di Maurizio Gustinicchi (Economista)

Il 15 Luglio 2022 è scattato l’obbligo di adeguati assetti per tutte le aziende italiane. Obbligo che deriva dall’entrata in vigore della legge 155/2017 relativa al nuovo diritto fallimentare.

L’attività svolta da aziende non dotate di adeguato assetto organizzativo è ora considerata illecita, esattamente come un’attività condotta con patrimonio netto negativo o attività di spaccio cocaina.

Il nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza obbliga l’imprenditore, individuale e collettivo, ad adottare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile che:

– prevenga tempestivamente l’emersione di una crisi d’impresa;

– garantire la continuità aziendale.

Da tali adeguati assetti si debbano poter rilevare eventuali squilibri patrimoniali o economico-finanziari, verificare la sostenibilità dei debiti, nonché ricavare le informazioni necessarie per la verifica dell’eventuale necessario risanamento.

In pratica, i nostri imprenditori sono chiamati a diventare esperti consulenti manageriali capaci di fare organizzazione aziendale, analisi dei costi, controllo di gestione, business plan, cash flow, cost management e marketing strategico; si richiede al titolare o all’amministratore di avere le stesse credenziali di un laureato in economia, con un master biennale in management di piccole e medie imprese, anni ed anni di esperienza fra bilanci, business plan, cash-flow e i più moderni ed innovativi sistemi di organizzazione aziendale.

Quanto sopra, in un paese dove il 99% degli imprenditori ha iniziato partendo da un’officina, o perché ha perso il lavoro o perché preferiva fare qualcosa di più di quanto fa normalmente un operaio, crescendo piano piano sino a divenire un vero e proprio imprenditore di PMI.

Ma cosa sono e come nascono le PMI Italiane, tanto poco amate in Europa, specialmente dalla classe politica ed industriale tedesca?

“Impresa snella, società grassa” era la massima che esplicitava l’orientamento ideologico che sta alla base del nuovo modo di concepire l’impresa in Italia all’inizio degli anni ’80. Molti operai, rimasti senza lavoro a seguito delle crisi degli anni 70, cominciano a pensare di mettersi in proprio creando botteghe, piccole imprese, PMI, che poi, piano piano, contribuirono a costituire noti distretti industriali un po’ ovunque. Nacquero le prime piccole aziende, familiari e non, con struttura organizzativa snella (complice sicuramente le ridotte dimensioni aziendali) ma tanta flessibilità operativa, impossibile da imitare da parte delle elefantiache multinazionali americane. Queste PMI avevano sicuramente limiti organizzativi e gestionali, ma avevano una conoscenza diffusa. la capacità di saper comprendere ed analizzare i mercati di riferimento e di rispondere alle esigenze del mercato con maggior rapidità e con costi inferiori (maggior competitività). In questo quadro, il nostro paese ha sviluppato le sue peculiarità e ha vissuto uno sviluppo economico legato alle PMI unico al mondo.

Quella che è stata la nostra forza è però ora considerata dalla UE e dalle banche occidentali la nostra debolezza.

Vuoi per la crisi del 2008, che ha mietuto vittime, vuoi per il FISCAL RETRENCHMENT 2011 di Mario Monti, le PMI si sono riempite di cartelle esattoriali che, piano piano, dal 2009 stanno tutt’ora pagando.

In un’audizione alla Camera del 22 aprile 2020, Ernesto Maria Ruffini disse che le cartelle esattoriali degli italiani ammontavano a 955 miliardi di euro. Esse riguardavano 17,4 milioni i contribuenti italiani. Ed ancora non si erano palesati gli aggiuntivi problemi legati alle chiusure per Covid o alla contrazione die mercati per esplosione costi da speculazione energetica.

Provate ad immaginare quale sia la situazione odierna: un inferno!

E volete sapere quali sono i principali segnali di allarme secondo questo nuovo bellissimo sistema studiato dai burocrati italiani in ossequio alle direttive comunitarie?

Abbiamo una precisa elencazione dei segnali di allarme:

Già, proprio le cartelle esattoriali!

Come distruggere le iper-competitive PMI Italiane? Con crisi in rapida successione: crisi del debito bancario nel 2009, crisi del debito pubblico nel 2011, e quando ancora stiamo pagando le conseguenze di questi due periodi, crisi da pandemia e ora crisi da iper-inflazione.

Vi servono dei disegnini per cercare di avere un quadro ben delineato?

E veniamo ora al lavoro che sarà necessario effettuare per esser al riparo da tutti i problemi futuri.

Le attività necessarie a mettersi al riparo sono delle analisi trimestrali relative a tutti i punti sopra indicati. Ma attenzione, non sarà possibile effettuarle e tenerle nel cassetto, sarà fondamentale che esse vengano documentate attraverso report con data certa.

In sostanza, nel caso in cui l’azienda si trovi con una denuncia in tribunale da parte di un portatore d’interesse oppure vi sia una sanzione di responsabilità verso gli amministratori, per provare l’avvenuto monitoraggio degli adeguati assetti e salvaguardare il proprio patrimonio personale:

a – gli amministratori dovranno provare il monitoraggio periodico degli anni precedenti

b – essi dovranno avere data certa sugli elaborati trimestrali tramite marca temporale sul PDF con firma digitale.

Non ho parole!

Ovviamente, lo strumento principe per controllare tutto, i danni del passato, la possibilità di fsr fronte al presente e la continuità futura, sarà il cash flow, visto che la nozione di crisi consiste “nell’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate”

L’imprenditore non può più preoccuparsi della sola perdita del capitale perché è responsabile anche della continuità aziendale (visione forward looking)  e ciò si concretizza esclusivamente attraverso l’esame prospettico dei flussi di cassa necessari per far fronte alle obbligazioni pianificate. 

Cari amici, non la vedo per niente bella per la classe imprenditoriale italiana. Provate a chiedere ad un vostro amico pasticcere o barista se le sue singole aree di business presentano un adeguato Discounted Free Cash Flow e osservatene la reazione.

Ci rivediamo la prossima settimana con l’analisi degli effetti macroeconomici di questi provvedimenti.

Ad maiora.

Foto Imago Economica srl ©️

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