Travaglio risponde a  Renzi che aveva annunciato una condanna per diffamazione nei confronti del giornale “Il fatto quotidiano e del suo direttore. Secondo il quotidiano “Il fatto quotidiano” il giudice civile di Firenze ha riconosciuto la correttezza di gran parte degli articoli sul leader di Italia Viva. E ha anche respinto l’ipotesi che Renzi fosse vittima di una “diffamazione a formazione progressiva”, frutto di “un unico disegno criminoso”. Il risarcimento è stato inflitto per gli epiteti. Ovvero, secondo il giudice il quotidiano «ha travalicato il limite della continenza verbale». Attraverso una serie di «invettive». In particolare, Travaglio ha definito Renzi come «bullo, ducetto, cazzaro, mollusco, caso umano, mitomane». Il giudice condanna perché l’epiteto “bullo” è stato usato «troppo spesso», secondo il quotidiano. Infine, il risarcimento. Renzi aveva chiesto due milioni di euro. Il giudice gliene ha riconosciuti 80 mila. Per quanto riguarda le spese legali, la richiesta era di 55 mila euro. Ne sono stati riconosciuti 8.500.

Con Bonetti e Rosato, nel frattempo, Calenda sogna un Terzo polo senza Renzi che si candida da solo alla guida di Iv. Luigi Marattin presenta un documento critico. e l’ex ministra e sindaca di Milano torna in FI. Letizia Moratti infatti lascia il Terzo Polo di Renzi a favore di Forza Italia ed attualmente gareggia per le Europee.

Il Partito Democratico guidato da Elly Schlein invece, attraversa la tentazione di svincolarsi da Renzi e perdere cosi’, l’elettorato di Firenze.

 Letizia Moratti, prima aspirante federatrice dei riformisti-moderati, poi corteggiata da Italia viva e da Azione, ha salutato entrambe le litiganti gambe del  Terzo polo.  Antonio Tajani l’ha riaccolta con parole di miele: “Bentornata nella tua famiglia politica, Letizia!”. Intanto, Italia viva si avvia al congresso nazionale. Alla carica di presidente ci sarà un solo candidato: Matteo Renzi. Proprio lui dal palco del teatro Parenti di Milano, dove due giorni fa ha annunciato la candidatura, ha attaccato duramente i due fuoriusciti illustri degli ultimi giorni, l’ex ministra Elena Bonetti e l’ex coordinatore di Iv Ettore Rosato. “Quelli che mi chiedevano un congresso democratico, poi se ne sono andati prima del congresso perché hanno avuto paura, ma se sei nato comparsa non diventi attore protagonista solo chiedendo a un altro di andarsene”. Parole talmente dure che, per la prima volta, Bonetti ha risposto a tono all’ex capo: “Caro Matteo, l’idea che siano tutti comparse tranne te è il problema della comunità di Iv. Osservo comunque che c’è un po’ troppo nervosismo per delle semplici comparse che se ne vanno. È per le mie idee che mi sono dimessa da ministra, non accetto lezioni sulla paura da te”. Poi ancora: “Da quando ho fatto la scelta di lasciare Iv i miei social sono costantemente invasi di insulti volgari, violenti e sessisti dei tuoi sostenitori”. Risposta affidata questa volta a un renziano di strettissima osservanza, Francesco Bonifazi: “Cara Elena, eri una professoressa associata di matematica a Pavia: senza un voto grazie a Renzi hai fatto la ministra e la deputata. Hai chiesto di fare un congresso e sei scappata: adesso cerchi visibilità aggredendo Matteo. Da quando te ne sei andata perché andavi poco in tv nessuno ti chiama”. Toni non proprio amichevoli.

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Da dentro la maggioranza di centrodestra arrivano critiche per l’invito al giornalista che, dopo Montanelli, più ha vissuto la contrapposizione con Berlusconi. Domenica mattina vertice di maggioranza. “Mai chiesto l’annullamento dell’incontro” nell’ambito di una rassegna libraria limitrofa al Varesotto.

«Forza Italia Gallarate non ha mai richiesto l’annullamento dell’appuntamento previsto dal programma», ma chiede le dimissioni del curatore di Duemilalibri, il giornalista del Giornale Luigi Mascheroni.
È la posizione espressa dopo il “caso Travaglio”, l’invito a Gallarate del giornalista simbolo della contrapposizione a Silvio Berlusconi.

«Forza Italia Gallarate non ha mai richiesto l’annullamento dell’appuntamento previsto dal programma», ma chiede le dimissioni del curatore di Duemilalibri, il giornalista del Giornale Luigi Mascheroni.
È la posizione espressa dopo il “caso Travaglio”, l’invito a Gallarate del giornalista simbolo della contrapposizione a Silvio Berlusconi.

L’incontro era stato pensato in forme un po’ diverse, come un confronto tra due voci contrapposte, Marco Travaglio contro Pietrangelo Buttafuoco, l’intellettuale della destra autore di “Beato lui”, ritratto dell’”arcitaliano” Berlusconi.
A causa di impegni di Buttafuoco, il confronto è sfumato, come spiegato anche nella conferenza stampa di lancio della Duemilalibri.

Da dentro la maggioranza di centrodestra arrivano critiche per l’invito al giornalista che, dopo Montanelli, più ha vissuto la contrapposizione con Berlusconi. Domenica mattina vertice di maggioranza. “Mai chiesto l’annullamento dell’incontro”

L’incontro era stato pensato in forme un po’ diverse, come un confronto tra due voci contrapposte, Marco Travaglio contro Pietrangelo Buttafuoco, l’intellettuale della destra autore di “Beato lui”, ritratto dell’”arcitaliano” Berlusconi.
A causa di impegni di Buttafuoco, il confronto è sfumato, come spiegato anche nella  conferenza stampa di lancio per Duemilalibri. 

La gestione della serata prevista per sabato 14 è comunque al centro delle perplessità di Forza Italia, che appunto sottolinea di non voler censurare, ma al tempo stesso chiede conto al curatore Luigi Mascheroni, che da due anni ha “rivoluzionato” l’approccio al festival. Il tema è stato portato in una riunione di maggioranza, domenica: Forza Italia «ha richiesto le sue dimissioni quale curatore della rassegna Duemila libri», parlando anche di «bizzarre iniziative».

Il direttore de “Il fatto quotidiano” non si e’ espresso sulla propria condanna ma ha apostrofato Beppe Severgnini, vice del Corriere della sera, in relazione agli episodi che sconvolgono Israele: Mi cadono le braccia perché ricominciamo con la solita tiritera, cioè con l’applicare criteri morali a questioni che non c’entrano nulla con la morale. La morale l’avrebbe potuta fare in questi casi Gino Strada ma nessuno dei governi che si fronteggiano può fare la morale o dire ‘non ho bambini sulla coscienza’. Pensiamo solo all’operazione Piombo Fuso di Israele a Gaza o alle guerre in Libano“. Così ad Otto e mezzo  (La7) il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta le parole di Beppe Severgnini italo-ebreo che, in un in un diverbio con l’ex ambasciatrice d’Israele, l’ha rimbrottata per aver messo sullo stesso piano Israele e Hamas.

Il direttore del Fatto continua, lanciando una frecciata ad Rcs che pubblico” l’elenco dei presunti filoputiniani “Allora, la domanda è: perché ci odiano tutti? Sono tutti cattivi loro oppure abbiamo fatto qualcosa anche noi? Ma guardate che questa domanda la fanno tutti i giornali israeliani di destra e di sinistra. Lo preciso prima che arrivi la lista degli ‘amici di Hamas”, dopo quella dei putiniani, perché non c’è limite al ridicolo e all’indecenza. E allora, invece di tifare come ultrà della curva sud o della curva nord, leggiamo quello che scrive il quotidiano israeliano Haaretz“.

Travaglio legge un passaggio di un giornale israeliano che cita (“Il disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività della Simchat Torah è chiaramente responsabilità di una persona: Benjamin Netanyahu”) e sottolinea: “Questo lo dicono i giornali di Israele perché è una democrazia. Perché noi dovremo essere meno democratici degli israeliani e metterci a fare le scomuniche? Ma c’è davvero qualcuno che può pensare – continua – che siamo dalla parte di Hamas perché diciamo che dagli accordi di Oslo in poi la giustificazione di tenere i territori occupati nel ’67 in attesa della pace non regge più e che 30 anni di odio hanno provocato le stragi orripilanti di ieri? Questo è il modo giusto per uscirne. Se continuiamo con le scomuniche e i paroloni, andremo avanti per 50 anni ma non risolveremo niente”. Infine aggiunge di augurarsi che dietro Hamas ci fosse l’Iran senza alludere alle notizie che trapelano su Telegram che focalizzano quanto i terroristi palestinesi fossero finanziati dal Mossad.

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