Depressione figli e genitore morto

Di Rita Lazzaro

La volta scorsa con l’avvocato Deborah Bozzetti su Adfnews si è parlato di padri che uccidono i figli per esasperazione o vendetta, concludendo questa atroce follia con quella del suicidio ma ci sono anche padri che perdono la vita per salvare la vita dei propri figli e, a proposito di suicidio, risulta da ricordare anche quanto successo questa estate a Senigallia, nelle Marche, dove un padre di 64 anni è corso dietro il figlio di 23 anni che soffriva di depressione, ben consapevole del luogo in cui quest’ultimo si stava recando una volta uscito di casa a seguito di una lite che c’era stata tra i due: la ferrovia. Ma tale episodio come gli altri che vedono il padre artefice di delitti filiali, slatentizza il dramma della depressione latente per i giovani e delle aprioristiche difficolta’ di vita attuali per gli italiani, nella fattispecie.
Una scarpata, una barriera di metallo, non alta: basta un salto. Ed è sui binari. Il padre si arrampica ansimando, scavalca a fatica la barriera. Grida, quasi afferra per le spalle il ragazzo. ‘Andrea!’
Lui è di pochi metri avanti, la malattia lo soggioga. Se vede i fari del merci in arrivo da Bologna, non si muove. Non è così veloce un merci, potrebbe scappare. Ma no, i fari si avvicinano, il fragore delle ruote già è assordante. Il padre si butta sul figlio, a strapparlo dai binari. Sa che mancano pochi secondi: ma non calcola, non si ferma. L’impeto di salvare il figlio è più forte. La morte se li prende tutti e due, in un istante. Ebbene sì tra padri che si macchiano di figlicidio c’è anche chi perde la vita pur di salvare quella di suo figlio.
1)E anche in questo caso, il perché sorge sponte seppur dettato da ben altro sentimento, non più di orrore per il gesto commesso ma di ammirazione per un gesto che va oltre l’eroismo. Un amore che ha sì un inizio ma che non ha fine e che, purtroppo, non è stato capace di salvare il figlio da un male come la depressione e che, in questo caso, ha stroncato ben due vite. Domanda alla quale, anche in questa occasione, risponderà l’avvocato Deborah Bozzetti per l’approfondimento giornalistico di Adfnews.it, quotidiano nazionale.
“L’amore che si prova verso un figlio è smisurato e porta i genitori a fare qualsiasi cosa per tutelare quest’ultimo. In alcuni casi il limite fra tutela di se stessi e tutela del figlio si dissolve ed i genitori sono disposti a fare qualsiasi azione, anche illegale, per preservare i figli. Si arriva anche a perdere la propria vita. Nonostante ciò molti genitori non si accorgono dello stato depressivo dei figli.
I motivi sono vari, l’assenza da casa per il troppo lavoro, il fatto che il figlio lo nasconda od il fattore per cui molti genitori vogliono così bene ai figli che li ritengono “perfetti” e che quindi non possono essere depressi.
Nel momento in cui avvengono situazioni che porteranno ad una tragedia, il genitore agisce senza raziocinio e, sentendosi anche in colpa per non aver tutelato il figlio prima dell’ultimo fatto, anche perdendo la vita”. Sono tentativi disperati che molte volte finiscono in tragedie come la morte di entrambi”.
2)Perché un genitore nonostante l’affetto smisurato che ha per il figlio non riesce a sconfiggere un cancro sociale che colpisce soprattutto i giovani? “La depressione è un cancro sociale che c’è sempre stato. Tutte le persone molto intelligenti come scienziati, pittori, avvocati, medici ecc sono state affette da depressione.
Si dice che anche Leonardo Da Vinci lo era stato nonostante fosse un luminare del suo tempo.


Con il trascorrere del tempo i casi di depressione sono aumentati a dismisura.
Ci sono psichiatri che affermano che è l’intelligenza o meglio, il sapere, che hanno portato al manifestarsi del cancro.
Il conoscere i problemi e non saperli risolvere l’ha manifestato. Attualmente credo che la depressione nei giovani sia dovuta principalmente alla troppa tecnologia che li ha portati ad isolarsi e rimanere durante le ore di svago da soli davanti ad un pc, tablet, telefono ecc..
Troppe notizie anche fake su internet secondo me l’aumentano il canchero della depressione”.
3)Come e quanto la depressione può divorare l’anima e la mente da portare un figlio a mettere a rischio la vita di un genitore? “Io credo che un figlio depresso vuole mettere fine alla propria vita per salvare se stesso ed anche il genitore. I figli sanno che la depressione è come un cancro e nel tempo comincia a pensare che se non esistesse più non soffrirebbe più personalmente e la propria famiglia non avrebbe più alcun problema nell’interfacciarsi con un figlio problematico. La mente di un depresso è come quella di un malato terminale, pensa che non ci sia rimedio e via d’uscita, e che quindi la depressione possa cessare solo con la morte. Inoltre pensa che i famigliari che se ne accorgono possano a loro volta soffrire e quindi preferisce morire per preservarli.
La morte del genitore nel caso citato è stata solo involontaria per il figlio”. A proposito di famiglia e depressione, spesso i genitori, seppur attenti ,non si accorgono di nulla e si ritrovano con un figlio impiccato nella sua camera o nel venire a sapere dalle forze dell’ordine del gesto estremo commesso dal figlio. 4)Perché la famiglia nonostante attenta e presente spesso non si accorge del profondo malessere che vive il figlio? “E’ difficile comprendere attualmente i giovani ma soprattutto se sono depressi, perchè è difficile entrare nel loro “mondo isolato” e capirlo. A mio giudizio l’unico modo è quello di mantenere un dialogo con loro, non giudicarli, non imporgli obiettivi troppo elevati e cercare di comprendere i loro errori”.
5)Qualora, invece, se ne dovesse accorgere come si deve comportare per evitare l’irreparabile? “Per aiutare i propri figli è necessario rivolgersi a dei professionisti come psicologi” .
Padri che uccidono i figli ed altri che danno la vita pur di salvarli, volti diversi che portano dinamiche ed epiloghi differenti ma con lo stesso filo conduttore: il rapporto padre e figlio che può degenerare in tragedia in nome della brutalità di un padre o in nome dell’amore paterno.

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