Beppe Grillo sul proprio redivivo e nobilitato blog, esprime il progresso contemporaneo con queste parole:”Immaginate un mondo in cui la previsione della demenza non sia più un’incognita, ma una realtà accessibile con un semplice esame del sangue. In un’epoca in cui la medicina fa passi da gigante, la possibilità di predire la demenza con un decennio o più di anticipo rispetto alla comparsa dei primi sintomi clinici potrebbe sembrare fantascienza, ma è esattamente ciò che gli ultimi studi stanno portando alla luce”.
La demenza, una delle maggiori cause di disabilità tra le persone anziane in tutto il mondo, e rappresenta una sfida sia per chi ne soffre, sia per i familiari del malato che per i sistemi sanitari nazionali. Secondo i dati dell’OMS, oltre 55 milioni di persone convivono con la demenza. Un dato importante, ancora più eclatante in quanto cresce su base giornaliera, con previsioni che raggiungono i 78 milioni entro il 2030.
La diagnosi precoce è fondamentale, ma fino ad ora, gli strumenti a nostra disposizione sono stati costosi, invasivi e non sempre facilmente accessibili. La ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università Fudan di Shanghai, potrebbe cambiare radicalmente il campo.
I ricercatori hanno identificato un insieme di 11 proteine nel sangue che, con una precisione sbalorditiva del 90%, possono predire la futura insorgenza della demenza. Questo significa che, potenzialmente, un semplice esame del sangue potrebbe rivelare il rischio di sviluppare questa condizione anni prima che i sintomi si manifestino.
Tra queste proteine, il GFAP emerge come la più promettente, segnalando cambiamenti nel cervello che precedono di molto l’insorgenza dei sintomi. Originariamente associato al supporto delle cellule nervose, il suo aumento nei livelli indica una probabilità molto più alta di sviluppare demenza. Analogamente, le proteine NEFL, GDF15 e LTBP2 sono state identificate come indicatori significativi, ognuna svolgendo un ruolo unico nel complesso puzzle della demenza.
Questa scoperta non solo apre la porta a una diagnosi precoce ma potrebbe anche semplificare enormemente il processo di screening, rendendolo meno invasivo, più rapido e accessibile. Con meno di due terzi delle persone affette da demenza che ricevono una diagnosi formale, l’importanza di un metodo di screening più efficace e accessibile non può essere sottovalutata. Inoltre, la diagnosi precoce non è solo una questione di iniziare un trattamento tempestivo; è anche una questione di qualità della vita. Conoscere il rischio di demenza in anticipo può consentire ai pazienti e alle loro famiglie di pianificare il futuro, accedere a supporto e risorse e, forse, partecipare a studi clinici che potrebbero cambiare il corso della malattia.
Con l’avvento di nuovi farmaci che mostrano il potenziale nel rallentare la progressione della malattia di Alzheimer, la necessità di una diagnosi precoce diventa ancora più critica.
Questi trattamenti, che promettono di offrire una speranza reale di rallentare la malattia, richiedono che i pazienti vengano identificati nelle prime fasi della malattia, rendendo gli esami del sangue un candidato ideale per diventare lo strumento di screening di scelta.
Questo studio non è solo una pietra miliare nella ricerca sulla demenza, ma è un faro di speranza per milioni di persone in tutto il mondo. Offre una visione di un futuro in cui la demenza possa essere affrontata molto prima che comprometta irreversibilmente la vita delle persone, e rappresenta un passo avanti significativo verso un mondo in cui possiamo non solo convivere con la demenza ma anche prevenirla efficacemente. Un dato eclatante della demenza senile scoperto assai di recente ma non ufficializzato dai media maggiori, sta nella quasi assoluta certezza, che sia causato da un eccesso di carboidrati assunti durante tutta la vita, i quali sul finale di essa, vanno agglomerandosi sulle lastre cerebrali. In quanto, secondo alcuni sedicenti studiosi del caso, sarebbero estinti i posti i cui sedimentarsi. Questa una delle cause che vedono i malati di demenza, avere una sorta di cortina cerebrale su alcune parti della mente, che gli offusca la comprensione, la memoria, la capacita’ analitica, ed a tratti si intravede normalita’: come se la lastra che obnubila i ragionamenti, si ritirasse. I fautori di questa esegesi affermano che sia assolutamente veritiera e di conseguenza biasimo lo scandalo relativo al silenzio su cio’ ma anche al mancato bando degli zuccheri raffinati-o comunque al loro ridimensionamento. Inoltre vige un certo silenzio, anche dal punto di vista della prevenzione che potrebbe forse riguardare anche la demenza, delle cure naturali originate dal professor Di Bella focalizzando un preventivo riequilibrio dell’organismo modulando enzimi naturali quali la melatonina che figura un equilibratore assolutamente naturale. Nella fattispecie del metodo di Bella, il mirabile scienziato italiano che ha scoperto un modo efficace e naturale di debellare i tumori, la combinava con la metastotina se non erro, ossia un ormone che bloccava la crescita. Insomma un metodo preventivo pionieristico che di fatto manipolava i geni e le cellule, con l’esclusivo impiego e connubio di enzimi in grado di salvare geni e cellule senza operazioni chirurgiche. Dunque il tracciato per limitare o scongiurare malattie apparentemente inguaribili, gia’ e’ disponibile, l’abbrivio del professor di Bella e’ ormai datato ma per far quadrare tutto cio’, e’ necessario un cambio di paradigma economico-sanitario che elida o ridimensioni la mera chimica farmaceutica e l’influsso dei fondi di investimento e banche commerciali, che suffragano ed indirizzano le metodologie di cura, la scienza, i nosocomi ed i medici. Tutto cio’ atterrebbe anche il contiguo settore politico, bancario, finanziario, industriale, che non e’ opportuno sacrificare con un non ben specificato ed organizzato cambio di sistema. Bensi’ amalgamare gli interessi di tutti per mezzo di liquidita’ non a debito per far proseguire l’apparato industriale e finanziario. Ma senza nuocere la salute collettiva con l’insorgere di morbi che si potrebbero curare in guisa alternativa, binariamente a quella tradizionale.