Debito farsa: banchiere Vaticano confessa

Emergono e vengono messe in risalto tutte le fasi che hanno portato alla distruzione dell’Italia con l’entrata nell’Euro, afferma il giornalista d’inchiesta Francesco Amodeo nel suo blog, tra lo sgomento dell’uditorio. Cosi’ viene ridimensionata, se non svuotata, la perniciosita’ del debito pubblico con le confessioni del banchiere del Vaticano Ettore Gotti Tedeschi già presidente dello IOR, la banca del Vaticano; in precedenza importante banchiere d’affari nei più prestigiosi istituti finanziari del mondo. Amodeo scrive che il finanziere italiano ha lavorato per l’americana McKinsey, uno dei soggetti predominanti nel cosiddetto “mercato”. Gotti Tedeschi ha vissuto il passaggio dalla Lira all’Euro, dalla prima alla seconda Repubblica. Dall’Italia considerata la quarta potenza mondiale all’Italia considerata quarto paese dei PIGS (maiali) d’Europa. Si definisce attore co-protagonista di certi eventi che riesce a riassumere lucidamente con dovizia di particolari, mostrando uno scenario incredibile quanto inquietante che vede il nostro paese vittima di un vero e proprio golpe finanziario, scientemente organizzato da chi aveva interesse a de-industrializzare l’Italia. “Nella prima puntata (dello speciale sull’Euro n.d.r.) riprendevo le parole di Gotti Tedeschi che spiegava le fasi del progetto di Nuovo Ordine Mondiale a guida statunitense iniziato negli anni 70 ad opera di Henry Kissinger, ponendo l’accento su quelli che sono stati, secondo Gotti Tedeschi, i fallimenti di quel progetto a cui si sta provando a rimediare oggi con il Grande Reset. Errori, che per me non andrebbero considerati tali, in quanto li ritengo frutto di un deliberato progetto di distruzione di alcune economie europee come quella del nostro paese. Una teoria che Gotti Tedeschi pare non prendere in considerazione, nonostante le sue parole ed i suoi racconti conducano esattamente in quella direzione. Come ho spiegato nella prima puntata di questo dossier, non mi limiterò a trascrivere integralmente il discorso di Ettore Gotti Tedeschi, mi rendo conto che da uomo di sistema, per quanto in buona fede, ha una visione degli eventi pesantemente influenzata dal suo ruolo e dal suo rapporto con quel sistema stesso che ne ha scandito la carriera personale. La mia prospettiva, invece, parte da un punto di vista diametralmente opposto al suo. Quello di chi quel sistema lo ha sempre combattuto. Una visione che, come anticipavo, non mi permette di parlare di errori o di fallimenti, ma di azioni mirate a togliere potere ai popoli, agli stati ed a subordinare l’economia dei paesi ai desiderata dei mercati e di quegli ambienti oligarchici di cui anche Gotti tedeschi ha fatto parte.Torniamo ora al discorso dell’ex presidente dello IOR: Nel 93, dobbiamo entrare nell’euro. Le due manovre che vi prego di ricordare, si chiamano privatizzazione e algoritmo prodiano per l’ingresso nell’euro, il cosiddetto risanamento dell’economia italiana.

Privatizzazione: Negli anni 90, io ho lavorato per molti anni in una società americana di studi strategici che si chiama McKinsey, queste cose io le ho affrontate studiandole per i clienti, per il sistema che noi servivamo, non ho con me le fonti perché non pensavo fossero necessarie, ma di tutto quello che vi dico, nulla è approssimato, al massimo posso sbagliare di qualche piccola percentuale. Gotti Tedeschi, non specifica quale fosse quel “sistema che noi serviamo”, ma si tratta senza dubbio di quelli che il 2 giugno del 1992 si riunirono a largo di Civitavecchia sullo Yacht Britannia preso in prestito dai reali inglesi per la fatidica e semi segreta “conferenza sulle privatizzazioni” che coinvolse tutto il gotha della finanza anglo-americana che venne in Italia per trattare (sarebbe meglio dire imporre) la privatizzazione di quelli che all’epoca erano considerati i nostri gioielli di stato, le aziende e le banche pubbliche, come l’IRI, l’istituto per la ricostruzione industriale che era il fiore all’occhiello della nostra industria e della nostra economia, invidiato da tutto il mondo. A bordo di quel panfilo salirono personaggi come Mario Draghi, a quei tempi direttore generale del Tesoro, che strinse accordi con la banca d’affari americana Goldman Sachs, che poi lo premiò con prestigiosi incarichi che diedero il via ai suoi scatti di carriera. Il tutto dopo aver svenduto a prezzi di saldo le nostre principali aziende di stato, come dimostra anche il racconto di Gotti Tedeschi. Il 65% del PIL negli anni 90, in Italia era gestito direttamente e indirettamente dallo Stato. E guardate che questo spiega tutto: come fa un’economia dove il 65% e’ direttamente e indirettamente gestito dallo Stato a entrare nell’euro con le stesse condizioni più o meno, con cui sono entrati altri paesi? Le imprese di Stato hanno uno scopo sociale. Io lavorai alla strategia della Italsider e di tutto il gruppo Finsider, vi posso garantire che conosco perfettamente il bilancio con cui questo grande gruppo italiano, faceva interessi del sociale. Cioè teneva in piedi i sistemi industriali. Alla Fiat vendeva il coil, cioè l’arrotolato, senza neanche coprire i costi diretti, per intenderci. Cosa vuol dire questo? se il 65% dell’economia è in mano allo stato, accade quello che accadrebbe se prendiamo per esempio uno zoo o un circo dove gli animali sono stati addestrati e tenuti sempre in cattività. Se io apro improvvisamente lo zoo o il circo e lascio andare quegli animali nella giungla, vengono subito sbranati, incapaci di difendersi. Non essendo abituati a quell’ambiente. Dal 93 noi abbiamo privatizzato quasi tutto, cominciando dalle banche. Perchè proprio nel 93? cosa era accaduto pochi mesi prima a giugno del 92 lo abbiamo spiegato prima. Nel 1993 la percentuale di credito elargito dal sistema bancario privato era lo 0,6%, le banche erano pubbliche e servivano a sostegno del pubblico. Il modello di privatizzazione che siamo stati obbligati a realizzare ha messo ancor di più in difficoltà la nostra già difficile economia. Vi faccio due esempi: Il Credito Italiano, la prima struttura che venne privatizzata, venne stimato a gennaio del 93, per 9700 miliardi dell’epoca, viene privatizzato del 100% a settembre alla metà: 4700 miliardi, a fine anno valeva 2500 miliardi. A quel punto Mediobanca incomincia a farla comprare, la stessa cosa fa la Comit e così via. Secondo esempio: La Telecom. Si disse: “noi non dobbiamo vendere la nostra struttura industriale agli stranieri, la dobbiamo vendere agli italiani”. Domanda: “Ma in un sistema industriale capitalistico dove lo stato ha il 65% del PIL dove sono i privati?” Tanto è vero che non si trovò nessun privato a comprare Telecom. Entrò un famoso privato del nord ovest d’Italia, che investì lo 0,6% e dopo sei mesi il governo venne informato che la stava vendendo ad una società straniera. Venne rimosso il socio famoso che vi dicevo, ed a questo punto si inventano due nuovi azionisti. Telecom è stata comprata per tre volte senza investimenti di capitale. Non c’hanno messo una lira di capitale. Quindi l’ha messo tutto chi ? un sistema bancario che già era debole prima. Le prime dieci banche italiane negli anni 90 avevano un ROE (Return On Equity), ritorno sugli investimenti, che ruotava intorno al 2% quando la media europea era intorno al 7% e le migliori banche erano oltre il 20%. Quindi avevano uno scopo molto sociale. Hanno dovuto supportare l’acquisto a leva del 100% della più grande impresa italiana di tecnologia. Un’impresa che fa tecnologia deve investire ogni anno, per poter mantenere le sue capacità tecnologiche. Se la maggior parte del cash-flow, dei guadagni devono essere utilizzati per ripagare il debito, dopo un periodo di tempo questa impresa non ha investito sufficientemente, e quindi ha perso tutte le sue capacità competitive per rimanere sul mercato. Esattamente com’è successo. Le privatizzazioni nel nostro paese hanno indebolito ancora di più la struttura industriale. Non hanno ridotto il debito, non hanno creato maggior competitività. Perché per fare competitività bisogna aver il coraggio di far comprare le imprese a chi sa gestirle, a chi sa investire per rafforzarle. Noi le abbiamo volute mantenere italiane. Ma gli italiani non avevano capitali né interesse a farlo. Ed è successo quello che vi ho detto. Potrei fare la lista delle altre. Dall’acciaio alla grande distribuzione, all’alimentare. Anche perché io facevo il banchiere d’affari e le ho fatte quasi tutte. Quindi non le ho lette su qualche rivista. Ero consapevole delle cose che vi dico.

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Queste ultime frasi denotano la deformazione professionale di un banchiere d’affari, il punto di vista di chi è stato all’interno del sistema. Gotti Tedeschi non ammette che l’errore sia stato privatizzare, ma ritiene piuttosto che sia dovuto al fatto che le nostre banche siano state vendute ad italiani poco esperti invece che a potentati stranieri. Cosa che poi avvenne puntualmente con gli stessi catastrofici risultati. Questa riunione è a porte chiuse quindi mi raccomando (dice Gotti Tedeschi ai suoi interlocutori). Il secondo punto: L’ algoritmo cosiddetto Prodi per risanare il Paese. Per rientrare nei parametri di Maastricht bisognava avere un deficit annuale del 3%. L’Italia aveva il 7%. In due anni il 7 scende al 3 e viene chiamato infatti il risanamento dell’economia italiana.Come si è passati dal 7% al 3%? 7 -3= 4. I 4 punti percentuali di risanamento sono i seguenti: 2 punti % sono stati ottenuti con l’aumento delle tasse. 1,3 punti con la diminuzione del costo del debito pubblico, perché si portarono i tassi di interesse medi del debito pubblico italiano da un 10% a un 4% in meno di due anni. Poi vi spiego l’impatto che ha avuto questo. 0,7% si è ridotto grazie al taglio dei costi alla ricerca ed all’università. Quando uno si domanda perché la ricerca italiana sia stata abbandonata la risposta la trova negli annali delle scelte strategiche per entrare nell’euro. Voi direte, bene però abbiamo abbattuto il costo del debito pubblico. Vi faccio l’esempio di mia zia: essa aveva ricevuto in eredità dal marito due cose: La pensione reversibile di 1 milione al mese. E gli aveva lasciato 1 miliardo di lire. Il miliardo investito al 10%, le dava 100 milioni; più i 12 milioni di pensione reversibile, mia zia aveva 112 milioni all’anno di rendita netta. Due anni dopo, i 100 milioni scendono a 40, più 12, in totale 52 milioni: la metà. Ha licenziato la cameriera, l’autista e ha messo in vendita due case.

Prima di prendere delle decisioni di questa importanza è bene che l’uomo politico, l’uomo di governo, valuti l’impatto che queste decisioni possano avere su un sistema economico che era molto legato, in questo caso al reddito che veniva dato al risparmio degli italiani. Era ingiusto, non c’è dubbio che era ingiusto, ma era proporzionato a quello che veniva considerato il rischio del debito italiano, che era collocato troppo fortemente sull’estero.

Andiamo alla terza fase, quella che potremmo definire il colpo di grazia. Incomincia col boom della crisi del 2007/2008, che nessuno in realtà si aspettava. Sapete come nasce la crisi e come si sviluppa?nVi faccio un esempio che per voi diventa fondamentale per capire cosa è successo nel 2008 che ha impattato col colpo di grazia il nostro paese. La crisi viene dichiarata nel 2008, quando le banche falliscono, in realtà l’unica veramente fallita è Lehman Brothers. Vi spiego cosa l’ha causata e perché se non si studia come è nata la crisi, non la si può risolvere. La crescita economica del PIL in 10 anni degli Stati Uniti, fonte Goldman Sachs, e quindi Federal Reserve, tra il 1998 e il 2008 (10 anni) è il + 32%. Il famoso 3-3½ medio annuo che veniva dichiarato. Nel 2008 le famiglie portano i contratti di mutuo in banca e dicono “non pago”. Si studia perché non pagano, e ci si rende conto che la percentuale di debito delle famiglie sul PIL passa dal 68% del 1998 al 96% del 2008. In sintesi, del 32% di crescita, 28 punti erano tutti dovuti all’indebitamento delle famiglie, che avevano finanziato per il 90% la crescita e non l’hanno pagata. Vi rendete conto di cos’è un sistema quando crede di essere cresciuto del 32% in dieci anni e invece è cresciuto del 4%? Che tutto è sballato. Sono sballati i valori immobiliari, mobiliari, i fondi pensione, gli stipendi. Perché questo impatta su di noi? Se andate a vedere i dati, ufficiali, prima di questo crollo, il debito pubblico americano sul PIL americano era intorno al 60%. Gli Stati Uniti per non far saltare il sistema bancario, cosa fanno? salvano il sistema bancario, in pratica nazionalizzano il debito privato. Il debito pubblico americano a fine 2009 va al 110% del PIL. Questo i giornali non ve l’hanno spiegato con grande chiarezza. Dove vanno a collocare questo raddoppio del debito? Sui sottoscrittori di debito sovrano intorno al mondo. Soprattutto in Asia. Col gioco del rating fanno costare carissimo il debito dei paesi che tradizionalmente accedevano a questi mercati: La Grecia, l’Italia, la Spagna e li hanno sostituiti. E da lì incomincia il nostro calvario. Del nostro famoso debito pubblico. E’ da questo momento che l’Italia viene imputata ingiustamente di non poter risolvere i suoi problemi perché ha il debito pubblico troppo alto. Ma non è così. Tra il 2009 e il 2011 sono stato consigliere economico del ministro Tremonti, e mi sono occupato di due cose: Crescita del PIL e debito pubblico.

Il ministro Tremonti voleva andare a Bruxelles, a spiegare quello che ora vi dico. In pratica l’attacco speculativo che fece crollare il governo Berlusconi nel 2011 fu portato avanti dai potentati finanziari anche per impedire che Tremonti denunciasse a Bruxelles quanto stavano facendo contro l’Italia. Ma avviene il quarto fatto che è il golpe. Dopo l’esperienza americana dove il debito pubblico raddoppia, perché nazionalizzano il debito privato, qual è la lezione? Che tutto diventa debito pubblico. Se una nazione non vuole fare default, lo Stato che è il prestatore di ultima istanza, nazionalizza il debito delle famiglie. Ma allora tutto diventa debito pubblico. Quindi tutto il debito diventa debito pubblico. Quindi che cos’è realmente il debito pubblico? E’ una parte di un debito. E qual è quindi il vero debito di una nazione? Sono quattro debiti: Debito pubblico o sovrano, privato delle famiglie, privato delle imprese, privato delle banche. Nel 2011 sommando i quattro debiti, l’Italia andava al 321% del PIL. La Germania al 298%, la Francia al 350% , la Spagna al 360%, l’Inghilterra al 480%. Allora signori è un falso problema quello del debito sovrano. Perché tutto diventa debito sovrano quando un sistema fa default. Ritengo questa spiegazione fondamentale per capire l’imbroglio che il nostro paese subisce da anni. Un paese che dal 1992 per 30 anni è sempre stato in avanzo primario, il che vuol dire che ha speso per i cittadini sempre meno di quello che incassava. Quel segno positivo (+), diventava un (-) soltanto quando venivano sommati gli interessi sul debito pubblico. Ma ci raccontavano che l’Italia era costretta dai mercati a pagare interessi così alti perché il suo alto debito la esponeva al pericolo di fare “default” più di altri paesi. Oggi scopriamo che non era assolutamente così. Perchè il debito che avrebbero dovuto prendere in considerazione per calcolare il rischio default del nostro paese, sarebbe dovuto essere quello aggregato ossia quello calcolato sommando debito pubblico, debito privato delle famiglie, debito privato delle imprese, debito privato delle banche. Con questo tipo di calcolo, l’Italia sarebbe stata considerata un paese virtuoso. Il rischio default non sarebbe più stato preso in considerazione, ed il paese sarebbe rimasto con il segno + anche dopo aver sommato gli interessi sul debito pubblico, risparmiando su una cifra di 80 MILIARDI che l’Italia ha dovuto pagare mediamente ogni anno. Ma perché abbiamo permesso tutto questo? Lasciamolo spiegare a chi in quel sistema c’è stato come attore co-protagonista: Perché ci lasciamo accusare? Perché c’è stato un golpe.

Nella quarta fase, c’è stato un piccolo golpe che avviene esattamente nel 2011 e che ci porta a non poter più affrontare questi temi. Addirittura viene fatto il fiscal compact, che è una cosa che non si può neppure immaginare. Ma qui la colpa, se ci sono dei deputati, è vostra. Perché mi ricordo che quel giorno in cui viene firmato il fiscal compact, io tornavo da Madrid, trovo le chiamate di amici deputati che mi chiedevano ma cos’è il fiscal compact che siamo obbligati a votare? Gotti Tedeschi non fa nomi e cognomi e non spiega le dinamiche del golpe del 2011 a cui io invece ho dedicato la mia inchiesta La Matrix Europea. Per esempio non ci racconta che le privatizzazioni, l’algoritmo Prodi ed il Fiscal Compact che lui cita come le tre principali decisioni sciagurate per il nostro paese sono state portate avanti rispettivamente da Mario Draghi; Romano Prodi; Mario Monti. Che, guarda caso, sono stati i 3 uomini di Goldman Sachs in Italia. Ossia provenienti da quella banca d’affari che ha avuto tutto da guadagnare con la distruzione pianificata dell’Italia. Altro che errori. Sono i 3 uomini che hanno in comune ruoli nelle principali organizzazioni della finanza speculativa come il Gruppo Bilderberg; la Commissione Trilaterale, formate da quei potentati bancari e finanziari che hanno agito sui mercati per destabilizzare il nostro paese e per commissariarlo per i propri interessi”.

Cliccare sul sito personale di Francesco Amodeo per ascoltare il discorso originale di Gotti Tedeschi.

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