Il Napoli è la maggior fonte di guadagno della Filmauro, ma deve accollarsi i costi di tutte le imprese del gruppo e i lauti stipendi dei componenti della famiglia
DE LAURENTIIS COME FERLAINO, NONOSTANTE I SUCCESSI AZZURRI CHIUDE IL BILANCIO IN ROSSO!Intanto dall’Arabia Saudita lo sceicco che sta acquistando i principali talenti mondiali, ha strappato al Napoli l’ultimo acquisto portentoso ma detiene un campionato assai mediocre da cio’ che si evince vedendo campioni come Neymar e Ronaldo cosa attuare in campo; ebbene il suddetto sceicco ha provocato su Twitter il proprietario di Filmauro che gli ha impedito l’acquisto di Zelensky e redatto clausole rescissorie monstre per i professionisti che vogliono essere acquistati dai sauditi.
Non sono mai bastati i cospicui incassi del club partenopeo a tenere su le imprese dei due presidenti degli scudetti azzurri. Ecco perché! Pippo Trio e’ assertivo in questo suo editoriale che infiamma la stampa sportiva ed il suo seguito:”Il Napoli è sempre stata una società di calcio florida dal punto di vista degli incassi, la grande passione del popolo azzurro si trasforma in un mare di soldi cash per quei presidenti come in passato Ferlaino ed oggi De Laurentiis. L’ingegnere grazie ai cospicui incassi dallo stadio e qualche amicizia nelle alte sfere politiche e bancarie riuscí ad ottenere finanziamenti tali dal fargli comprare il più grande calciatore della storia e grazie alla competenza ed all’influenza di grandi manager come Allodi e Moggi, a costruirgli intorno una buonissima squadra con altri campioni, ad investire nel settore giovanile e nelle strutture, costruendo il secondo centro sportivo che poi non fu mai ultimato. Ferlaino in quel periodo dopo i suoi successi nelle sue aziende di costruzioni cominciava a fare affari d’oro anche nel calcio, perché con l’arrivo di Maradona e gli 80 mila fissi allo stadio, riusciva non solo ad autofinanziare e guadagnarci con il Napoli, ma grazie alla popolarità ottenuta con i successi sportivi del periodo, riusciva ad ottenere grande credito ed appalti nella sua attività primaria di costruzioni. In realtà il suo boom edilizio cominciava a subire la crisi del settore ma gli appoggi politici di sempre ed il vento in poppa del Napoli, rendevano ottimista lo scaltro Ferlaino, peraltro anche grande intenditore di calcio nonché tifosissimo della sua creatura azzurra. In realtà con Maradona e gli altri campioni Ferlaino poteva contare su grandi incassi del momento d’oro e detenere comunque un tesoretto di calciatori dall’immenso valore di mercato che non intendeva dismettere, perché lo rassicuravano sugli incassi ed eventualmente dopo, anche per coprire le prime falle dell’azienda di costruzioni, ma poi il crollo totale del settore edilizio, le banche che cominciavano a stringere i cordoni della borsa, ed i primi problemi inerenti la caduta di Maradona, dettero inizio al periodo più buio di Ferlaino imprenditore e presidente del Napoli.
Già con l’avvento nel calcio di nuovi magnati come Berlusconi, poi Mantovani fino aI Moratti, Tanzi e Cragnotti, Ferlaino non riuscì più a competere con i soli incassi, anche perché con i soldi del Napoli doveva badare anche alla crisi progressiva della sua azienda di costruzioni, che ormai con l’avvento di Tangentipoli fece piazza pulita di tutti i suoi politici campani di riferimento che lo hanno sempre agevolato negli appalti e per ottenere credito bancario, in particolare dal fu Banco di Napoli. A quel punto, con un’azienda ormai sull’orlo del fallimento, Ferlaino non poteva fare altro che utilizzare il tesoretto Napoli per attutire le falle delle sue imprese, e cominció a dismettere ed a cedere tutti i suoi campioni fino all’ultimo talento fatto in casa: Fabio Cannavaro per salvare capre e cavoli e retrocedendo persino in Serie B; per poi risalire in A nel periodo peggiore, quello che coincise con tutti gli scandali che da Calciopoli a passaportopoli, doping sportivo e amministrativo sconvolsero il fu campionato più ricco del mondo facendolo sprofondare in una crisi profonda. Ma a Ferlaino i soldi ricavati dal Napoli grazie alle cessioni importanti, una volta in serie B, non bastavano a tenere in piedi ne i debiti delle sue imprese e poi neanche più a far sì che il Napoli riuscisse a competere in A, e fu a quel punto che per trovare una via di fuga e salvare se stesso dalle pressioni bancarie, cedette il 50% del Napoli a Corbelli e anzichè con quei soldi riprogrammare la rinascita del club, utilizzó il denaro incassato per accordarsi con le banche e risolvere i suoi debiti a stralcio. Dopodiché una volta salvata la sua azienda, cedette l’altro 50% a Naldi, lasciando il Napoli, dopo averlo svuotato del tutto, ai poveri Naldi e Corbelli travolti fra la loro incompetenza ed incapacità economica a poter sostenere un club così importante a livelli competitivi e con tutti i debiti lasciati da Ferlaino; tutto cio’ travolgendoli fino al fallimento di un club che al contrario di quanto si pensasse è sempre stato florido e che mai avrebbe potuto e dovuto fallire, se non per salvare Ferlaino dalle sue problematiche personali riferite alle sue aziende. Questo per dire che come è quando si utilizza un club di calcio per salvare le proprie aziende la fine che fa il club e’ quasi sempre questa. Ed è lo stesso scenario che oggi dopo anni e anni di successi sportivi ed economici sta accadendo al Napoli di De Laurentiis, che nonostante aver rilevato il club a costi irrisori e senza debiti, nonostante i grandi incassi che si ripetono negli anni di gestione accumulatoria di De Laurentiis, e persino dopo aver vinto scudetto e quarti di Champions oltre ai ridimensionamenti ingaggi ed a mercati al risparmio, l’azienda Filmauro continua a presentare bilanci fortemente in rosso. Ciò vuol dire che nonostante che il fatturato maggiore del gruppo provenga dagli incassi cospicui del Napoli, questo non basta a coprire i costi di tutto il gruppo che attiene al comparto cinema, al food e ad un’altro club di calcio come il Bari di cui si e proprietari, oltre a coprire i lauti compensi che la famiglia/consiglio d’amministrazione si regala. Quindi è palese che se un Napoli al massimo del successo sportivo ed economico non basta a fare utili, immaginiamoci cosa potrà accadere se il club non raggiungesse gli stessi risultati sportivi ed economici di questi 19 anni e nel calcio annate di questo tipo, capitano anche ai grandi club con alle spalle holding di alto livello: figuriamoci se dovesse accadere ad un’impresa a carattere familiare, sarebbe inevitabile il tracollo, se non della Filmauro, ma sicuramente del Napoli, che verrebbe sacrificato in nome dell’azienda di famiglia. L’unico aspetto che conforta è che se si capisce in tempo e prima di un calo di appeal e di risultati , questo sarebbe il momento migliore per vendere un club senza debiti e con un marchio rivalutato a qualcuno in grado di proseguirne la crescita. Questa è la nostra analisi della recente storia degli ultimi 30 anni del Napoli e questa è la nostra opinione affinché non accada più un fallimento come quelli agli inizi degli anni 2000. L’ingresso nel calcio, prima degli sceicchi, degli oligarchi e dei fondi e adesso ancor di più degli arabi, dovrebbero suggerire a De Laurentiis di uscire al più presto da un calcio per lui non più sostenibile a certi livelli , quello dei grandi club, e magari come suggeriva il lungimirante movimento A16 oggi in minoranza, continuare a Bari, piazza più gestibile dal punto di vista economico e sportivo, volendo fare calcio solo per guadagnare, così come fanno tutti i club minori. A Napoli si è arrivati al picco massimo, può solo precipitare e siccome De Laurentiis è più cinico, avido, pragmatico e meno tifoso di Ferlaino, siamo ragionevolmente certi che ne uscirà in tempo, semprechè trovi qualcuno che rilevi il club senza che lui pretenda il sole e la luna, ma il giusto valore ad oggi od al massimo domani. Dopodomani sarà già tardi.