La questione ormai annosa legata alle frane, ed episodi di dissesto idrogeologico che si verificano in Italia, con l’incrementarsi della pioggia, neanche in nessun inverno ha risparmiato i cittadini di Napoli, comportando fastidi per l’ occlusione di un’ utile arteria stradale, la galleria della Vittoria, che facilita la circolazione e dunque il flusso tra due municipalità che vivono soprattutto di esercizi commerciali e turismo: i piu’ colpiti da questa situazione. Purtroppo non si riesce a trovare una soluzione definitiva ai crolli di massi o le voragini stradali, in larga parte perché non ci sono le risorse economiche per fare un lavoro pignolo che sia eccellente, celere e duraturo. Ma anche perché le zone rocciose su cui affacciano moltitudini di magioni, sono molto antiche, non manutenute e martoriate da edilizia abusiva. Come tutte le conformazioni naturali del genere, in Italia specialmente meridionale, non si offre garanzie di stabilità, se non altro a lunghissimo termine. Il costone staccatosi il 29 gennaio dell’ anno 2009 su Coroglio, era di notevoli dimensioni:15 metri per 3, con una pericolosità davvero impressionante…poiché il punto da cui è caduto risulta essere di proprietà privata, facente capo a due persone, tra cui una contessa di antico lignaggio, all’ epoca in cui è stata emessa l’ ordinanza comunale contro i proprietari, quest’ ultima non è pervenuta alla nobile, che risulta essere residente altrove, per cui l’ altro proprietario ha fatto ricorso al Tar, che per il suddetto motivo ha fatto sospendere il procedimento. Non sapendo il luogo di residenza della contessa si dimostra che in fin dei conti anche nell’ era del “voujerismo” di massa il rispetto della privacy esiste ancora, anche se stavolta è costata tempo alla risoluzione del problema. Intanto nacquero dei Comitati di protesta di cittadini lesi dalla problematica situazione tra cui artigiani, fruttivendoli, ristoratori, piu’ di cinquecento, e perfino il console dell’ Islanda, Eminente, che possiede un’ attività di import export ittico a Bagnoli, ossia nelle vicinanze di quel crollo. L’ avvocato G. Copertino, che difendeva la parte civile, era presente al consiglio congiunto della prima e decima municipalità, il sei marzo 2009, da cui si ammetteva che il Comune non ha mai ingabbiato del tutto la montagna, ne’ ha provveduto a mantenere la zona in seguito ai precedenti lavori. A fine marzo 2010 l’ incontro con il sindaco e Nuzzolo, l’ assessore per il suolo e sottosuolo di Napoli ha portato alla messa in bilancio di un milione e seicentomila euro, che serviranno solo per l’ istallazione dei paramassi, lavoro che produrrà se non altro la parziale apertura della strada a senso alternato. I lavori iniziarono a maggio per poter percorrere nuovamente Coroglio a luglio, tuttavia l’ avvocato, che si mobilitava per incontri non sporadici con l’ amministrazione, in cui si debbano informare i gli interessati se non altro sulle date dei lavori, assicurava che fino ad allora il Comune era molto evasivo sull’ argomento e, ad onta delle promesse non ha comunicato nulla in piu’ con certezza. Intanto tutto il lavoro sarebbe stato spettato ai proprietari che si opponevano ostinatamente scaricando le
responsabilità sul Comune, reo di aver confiscato illo tempore quasi tutta la zona agli avi della marchesa, che si considera cosi’ una proprietaria “sui generis”, di comodo per il Comune. La fattispecie giuridica che muoveva contro la marchesa era: “ ordinanza in danno”, e prevede che in caso di opposizione una delle parti in causa anticipi dei soldi, per il successivo rimborso, che Copertino confidenzialmente confessava che: “allo stato attuale della legge, difficilmente avverrà…”.
I Comuni hanno ancora risorse scarsissime a causa dell’austerità finanziaria prescritta dall’Europa, ripresa dall’operato idealistico di Draghi, e inoltre dalla crescente penuria di imprese con sedi fiscali nei comuni italiani, soprattutto meridionali, che pagano le imposte ai comuni e regioni in cui risiedono. Se a ciò si somma la crisi antecedente e postcedente il Covid, si deduce quanto sia i consumatori che le imprese territoriali, sono nella morsa di cesure al reddito, ed in quella delle multinazionali del commercio elettronico che pagano le imposte dall’Italia presso i paradisi fiscali in cui risiedono dal punto di vista fiscale e legale.