Di Paolo Paoletti
CONTE INSISTE: “AI GRANDI CLUB UNO SCUDETTO IN PIU’ O IN MENO NON CAMBIA LA VITA. QUI NON SI E’ ABITUATI A VINCERE E C’E’ TROPPA ANSIA”. DA DE LAURENTIS SOLO SCORRETTEZZE: NON SI FANNO NOMI DI ACQUISTI E DEL NUOVO ALLENATORE A 180′ DALLA FINE. E CIRCOLA IL SI ALLA JUVE PER OSIMHEN A 90MLN! TUTTA NAPOLI DAVANTI LA TV IN ATTESA DI PARMA: TRIONFO O CALVARIO PER L’EROE DEL MIRACOLO!
Conosce tutto dei suoi giocatori, che sensazioni ha anche a livello umano? Nella vigilia contro il Parma, Conte stuzzicato non perde l’occasione di ammettere come stanno le cose, ancora con chiaro riferimento a De Laurentis ed al club…
“I calciatori sanno che stanno giocando per un obiettivo non preventivabile, differente rispetto ai grandi club. Per i grandi club uno Scudetto in più o in meno non cambia tanto la vita, per una piazza come Napoli è storico, basti pensare che due anni fa non lo vinceva da 30 anni, da Maradona, e si sa la differenza, che tipo di differenza c’è anche nel vivere queste situazioni.
Chi è abituato a vincere vive più serenamente tutto, se non lo vive spesso è tutto l’ambiente che diventa molto ansioso, carico di tensione e dovremmo cercare di tenere questa tensione nel giusto peso.
I ragazzi lo sanno, sanno cosa significa vincere qui, l’abbiamo visto tutti, io per primo, cos’è successo due anni fa. Non voglio andare a quelli di Maradona, chi gioca oggi non erano nati, ma sappiamo cosa rappresenta, sono eventi che non avvengono spesso e se hai la bravura e la fortuna di farne parte significa restare nella storia anche della città”.
Conte è cambiato, purtroppo. Aver portato questo Napoli a +1 dall’Inter a 180′ dalla fine è stato un miracolo di competenza, esperienza, tenacia, serietà. Tutto quanto manca a De Laurentis, alla sua società a carattere familiare, ai rapporti che il Napoli non ha con i top club internazionali ma anche italiani.
Conte era arrivato con grande entusiasmo. Ed una missione: “migliorare squadra e società”.
Per un allenatore un ampissimo raggio d’azione che esulava dalle questioni tecniche…
Dopo 8 mesi ha dovuto arrendersi alla cruda e amara realtà: “a Napoli certe cose non si possono fare”.
Antonio Conte non allena squadre: progetta e realizza presente e futuro. Non gestisce, non gli basta: rifonda, modella, inventa la vita di un club.
È un Ingegnere di altissimo livello, il Leonardo del calcio italiano.
E come ogni buon costruttore, cerca il posto giusto su cui impegnarsi. Lo studia, lo testa, poi realizza le fondamenta per un futuro certo Ricordare il concetto ripetuto e ripetuto? “Voglio realizzare un realtà che resti nel tempo”.
Ha lavorato e reso tutto solido, competitivo, vincente.
Poi nel confronto con sé stesso, l’instant winner ha richiuso la valigetta dietro la porta, probabilmente pensando già al prossimo progetto.
Perchè la cessione di Kvara è stata un tradimento. Perchè con De Laurentis non esiste patto che tenga. Perchè sono stati rinnegati tutti i principi con cui Conte si presento a Napoli, ai napoletani.
- Napoli è Città Globale deve competere ogni anno per vincere;
- Per vincere i migliori non si vendono;
- Il Napoli deve essere piazza di arrivo non di transito…
Per tutti questi motivi, Parma-Napoli è ‘il momento’.
Quel momento esatto in cui Antonio fa i conti. Con la classifica, con l’ambiente, con la società.
A Napoli in 9 mesi ha imposto organizzazione, la ridato orgoglio, ricostruito una identità distrutta dal 10° posto.
Ha parlato al popolo da paladino del Sud dov’è tornato dopo anni. Non basterà per trattenerlo.
Lo scontro con De Laurentis non è mai stato tanto esplicito, esploso prima e dopo Monza. Dichiarazioni-verità: 1. nemmeno lui sarà capace di colmare le lacune strutturali del club; 2. nemmeno lui riuscirà ad imporre la visione vincente di chi sa di calcio; 3. nemmeno lui saprà fare meglio di Luciano Spalletti per 2 anni rimasto a dormire su un materasso a Castelvolturno; di Rafa Benitez, il quale scopri perchè i campi di allenamento facevano tanto schifo; di Sarri fuggito dopo 91 punti per vincere una Europaleague col Chelsea e lo scudetto alla Juve. .
De Laurentis ha ben pagato tutti i migliori (o diventati tali) allenatori italiani della storia recente. E tutti, tranne Ancelotti, hanno fatto il massimo. Eppure nessuno è rimasto. Non può essere un caso ed il nodo è sempre stato De Laurentis.
Adesso in procinto del ‘redde rationem’, De Laurentis ha messo in atto la strategia della tensione con ripetute scorrettezze: non si fa scrivere di grandi colpi di mercato (tutti da realizzare) nella settimana più complicata del campionato; non si rimandano al mittente le richieste fatte da Conte come stabilito appena conquistata la certezza della qualificazione Champions; non si veicola l’accordo già predisposto con Max Allegri, designato successore di Conte.
Bisogna dirla chiara: De Laurentis ancora una volta si è mostrato una persona scorretta, un presidente inaffidabile, un dirigente che non sa proprio nulla di calcio.
Vincere nonostante il silenzio assordante sul suo futuro renderebbe Conte ancora più credibile, capace di dedicare tutte le energie alla squadra indipendentemente dalle decisioni che prenderà; di attrarre tutte le attenzioni senza esserne condizionato, anzi facendosi scudo per i suoi giocatori.
Eppure tutto questo scomparirebbe se il Napoli crollasse a Parma. Se cedesse ad un competitor impegnato su 3 fronti fino a fine aprile, con il Mondiale per club in vista subito dopo la finale di Champions…
Conte diventerebbe il bersaglio di uno Scudetto perso a 90’/180’ dalla fine. E sarebbe inevitabile collegare il tracollo alle voci di addio che, nonostante altri due anni di lauto contratto, non si è mai curato di smentire.
Al Tardini quindi non si gioca solo una partita che vale uno Scudetto. E’ in gioco il destino, di Conte e di tutto ciò che rappresenta.
Proprio lì, dove nel 2008, con l’Inter ancora contro un Parma sull’orlo della retrocessione, conquistò un altro Scudetto all’ultimo respiro.
E nessuno, sono certo nessuno, sarebbe capace di dire che l’Inter è sempre stato un Top Club dalle gesta di Angelo Moratti. Un club dove uno Scudetto in più o in meno non fa differenza. Mentre il Napoli dall’epopea Maradona, grazie ad Italo Allodi e il tifoso Ferlaino capace di fare un passo indietro, è tornato da 20 anni con Aurelio De Laurentis un club che fa calcio di paese!
Al punto di dire si ad Osimhen alla Juve per 90mln!