Come salvare l’Italia dai debiti e tornare quarta potenza

Non ci vuole un perito di economia per constatare quanto la bolla speculativa che ha travolto il mondo dal lontano 2007 sia agganciata in modo ineluttabile al sistema debitorio che tutt’ora avvolge il mondo.

Il fatto che, come afferma l’onorevole e giornalista e Gianluigi Paragone, le persone sono ovunque costrette ad indebitarsi progressivamente per vivere, è una iattura che comporta controllo politico e disparità collettive, teleologiche ad apatia,  rassegnazione e degrado complessivo. La Costituzione italiana, alla stessa stregua di quella americana, è stata elisa e plasmata, nelle parti rimanenti, su interessi nazionali e transnazionali di matrice alto finanziaria e grand’industriale: l’economia italiana non ha ancora raggiunto, dal punto di vista della crescita, i livelli alti in cui stazionava fino al 2007. Il lavoro è sempre più precario, le imprese sganciate dal sistema alto finanziario sono oberate da debiti impagabili ed imposte gravose. Il dissenso giornalistico, popolare, industriale, viene censurato dai media e dalle piattaforme social di proprietà di quegli organi apolidi e transnazionali che detengono l’emissione monetaria mondiale, l’elargizione dei debiti e l’acquisto dei titoli pubblici specialmente italiani, prioritario rispetto ai cittadini. Così le bolle speculative che travolgono periodicamente i popoli e le piccole e medie imprese, sono causate da comportamenti nefandi da parte di suddette masnade proprietarie di ogni sontuosa multinazionale; ma tali cricche euro americane e le loro macrostrutture sopravvivono per mezzo dell’immissione di denaro pubblico illimitato nelle proprie borse finanziarie, denaro che esse hanno il privilegio illecito di stampare; sopravvivono, le oligarchie finanziarie che indebitano cittadini e piccole imprese, recidendo il costo del lavoro, i posti di lavoro, aumentando i prezzi dei servizi un tempo pubblici da essi detenuti in quanto privatizzati, e speculando fino alla deflagrazione di bombe finanziarie che gli stati pagano emettendo monete, aumentando i poveri e sopprimendo i diritti costituzionali.  L’Italia soffre di indebitamento crescente e scarsità di lavoro, di consumi e di produzioni, in una spirale debitoria cui non può far fronte a causa della proibizione verso la Banca di Italia, di emettere moneta, sostenere attivamente l’apparato industriale di ogni sorta, investendo in infrastrutture come le reti internet statali cui impiantare social e siti impermeabili a chiusure e veti forestieri. Il tutto coadiuvato da politici e burocrati ricattabili ed eterodiretti, in mancanza di politiche industriali ed estere, propedeutiche al rilancio dell’Italia.

In assonanza con il programma trumpiano Miga(Make America Great Again), in antitesi allo sviluppo cinese maggiore perfino dell’America, sarebbe opportuno un Miga(Make Italy great again), in cui lo stato si reimpossessi in modo discrezionale della Banca centrale per mettere moneta, liquidare il debito estero senza costi ed interessi, penetrare nelle aziende di ogni misura per sostenerle gratuitamente, innestare infrastrutture adeguate in ogni lembo del Paese: ciò sarebbe l’unica via per la crescita complessiva dell’Italia in spregio ai dicktat europei che la vogliono fallita senza collassare; ciò in antitesi al potere italiano, superiore per Pil a Francia, Gran Bretagna e, entro il ‘2000, alla temutissima Germania, a parere di ricerche secretate del Financial Times dell’epoca.

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