Di Francesco Paolo Tondo
Il canale di informaziome Ntd riporta, con documenti, filmati ed interviste, l’opera di attruppamento di Giappone e Cina da parte del corpo militare cinese, il quale reclama sempre piu’ esplicitamente, la sovranita’ su Taiwan. Quest’ultimo paese attualmente esula dalle norme dittatoriali che caratterizzano la Cina, con il suo apparato di strumentazioni elettroniche urbane, codici Qr, in grado di conoscere anche il periodo di ciclo delle donne. A cio’ si aggiunge una sorte di “patente a punti” per la collettivita’, foriera di benefici diretti sul piano economico, ed indiretti su quello dell’accesso ai servizi e credito bancario, per i cittadino consensienti sui programmi e l’operato del regime comunista cinese. Se si allude alle prescrizooni odierne cinesi di continuare ad indossare la mascherina, rimenere distanziati ed accedere in maniera alternata ad alcune aree territoriali a causa della pandemia, il telero mediatico si completa facendo dedurre gli spazi di liberta’ che invece permangono nella limitrofa e facoltosa Taiwan.
Il corpo politico dell’ex colonia anglosassone in fase di crescente armamento da parte di America e Gran Bretagna afferma di voler scongurare episodi bellici con la Cina. Ad ogni modo in ultima istanza Taiwan si definisce pronta per il combattimento. Sul suolo taiwanese infatti sono stati registrati addestrementi monstre sui militari locali, ad opera di truppe specializzate dell’esercito americano.
Dopo circa sessant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sono state avvistate due portaerei appartenenti ad America e Giappone solcare le acque che separano Cina da Giappone, con avvistamenti di imbarcazioni da guerra cinesi attorno al Giappone. La tensione e’ altissima, complice la decrescita di Huaiwei ad opera della politica commerciale atlantica ed il venturo collasso di Vanguard dietro il fondo cinese Evergrande: la bolla immobiliare di Evergrande viene preconizzata dagli economisti legati l’ala repubblicana di Trump, come la peggior crisi della storia, fautrice della fine della globalizzazione