Caporalato vuol dire, nella maggioranza dei casi, mafia, a sua volta connivente con la grande impresa alimentare e agente provocatore di neoshiavismo.
In concomitanza con le stragi umane attuali, che vedono uccisioni di immigrati all’interno di perniciosi e precari furgoni, il discorso manageriale si fa complesso.
Le circostanze attuali vedono un’avvitazione di massa, sul piano globale, intorno alla gastronomia, che premia l’Italia, va ammesso. Dal punto di vista mediatico i cuochi sono assurti invece ad un livello di prestigio sociale a metà strada tra fattucchieri per palati esigenti, e consulenti per la crescita economica.
Ma con la dovizia di cibi a prezzi stracciati anche per l’indigente Italia, un circolo vizioso corrode salute, corpi, ed etica di consumatori ed esercenti annoiati, drogati di cibo interpretato quasi come bene rifugio. Visti i costi di trasporto ed intermediazione nella catena alimentare, ci si scaglia contro la ipersfruttata manovalanza straniera, che rende possibile abbattere il prezzo finale di pasta e pomodori.
Il nodo della faccenda dunque, va sciolto con un ridimensionamento dei costi e degli obblighi dell’intermediazione alimentare, congiunta ad un innalzamento dei costi di produzione alimentare che si abbatteranno sui costi di acquisto. Le mafie e le lobby sottostanti il fenomeno dei prezzi gastronomici cosi’ allettanti e tanto schiavizzanti, vanno ridotte o eliminate con mezzi anche antidemocratici, per l’occasione.
Le chiavi di volta per far girare bene questa “carriola capitalistico mafiosa”, consiste nell’introduzione di strumenti ipertecnologici per la raccolta automatizzata di prodotti terrieri o animali, limitando l’ingaggio di migranti sfruttati, e trattando quelli già impiegati, con condizioni sindacali civili. Il conseguente aumento dei prezzi finali, potrà diventare un deterrente per la “droga alimentare” che ammala nel tempo i consumatori viziosi, e limita lo sviluppo complessivo dell’uomo, che mangia per vivere, non viceversa. Da quest’ultima caratteristica, unica o tra le poche, che accomunano l’uomo agli animali, deve ripartire la politica di produzione industriale sostenibile, non solo in Italia; ed il sistema si riequilibrerà anzichè autodistruggersi come sta iniziando a fare.
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2021-03-11