Blocco Facebook crea panico in borsa

I media digitali di matrice californiana come Facebook, Instagram, Whatsapp hanno ieri subito un blocco duraturo a livello globale che ne ha causato ingenti perdite in borsa. Ad essi hanno fatto corollario anche Apple e Microsoft con un sesquipedale balzo in avanti della russa Telegram, che ha registrato un picco di nuove iscrizioni fautrice di un blocco provvisorio anche di essa. Tuttavia c’e’ stato giubilo da parte dei seguaci di Trump e quanti tra imprese, politici e giornalisti, si sentono danneggiati e limitati dall’egemonia di tali mezzi che esercitano un monopolio in grado di influenzare le scelte politiche, dirigere gli investimenti, gli acquisti ed obbliare personaggi e valori scomodi come Trump ed il cattolicesimo o la famiglia tradizionale binariamente a sovranita’ monetaria e finanziamenti senza debiti.

Se Trump sta richiedendo ai giudici federali la riammissione su Twitter, in cui impazzano i messaggi dei talebani, il loro vanto e le loro invettive antioccidentali, si slatentizzano molteplici dichiarazioni di ex dipendenti delle principali societa’ informatiche incentrate sul famigerato progetto Blu Bean con l’intelligenza artificiale con cui testualmente:”Stanno creando dio”. Ma anche e’ comparsa una compravendita di dati personali di utenti Facebook completi di nome ed ogni informazione in filigrana, con pirati informatici a dileggiare Big Tech con pacchetti da 30 € per 30000 utenti.

Da un lato fonti relegate ai margini della denigrazione giornalistica definiscono il blocco di Big Tech come un’opera di repulisti dall’interno di programmatori melliflui, tuttavia non si hanno prove inconfutabili di cio’, se non nel potere di tali organi informatici, di recidere artificialmente visite e remunerazioni di personaggi sgraditi o temuti. Ad ogni modo adesso ogni blocco di sistema ai principali social e’ stato dipanato e tutto sembra fluire come prima. Riguardo operazioni di censura e costrizioni ad allinearsi alla narrativa pandemica, Big Tech sfuggono ad ogni regolamentazione. Tuttavia, essendo essi posseduti da Blackrock e Vanguard che a loro volta posseggono Big Pharma e gli inserzionistu delle mere big Tech, il conflitto di interessi e’ lapalissiano.

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