DISTRAZIONE DI FONDI DEL PNRR DAL LORO UTILIZZO PRIORITARIO E AUTONOMIA DIFFERENZIATA, RISCHIO REALE Di TENUTA DEL SISTEMA PAESE
Massimo Mastruzzo dalle pagine del Fatto Quotidiano, descrive la visione finanziaria della principale istituzione bancaria italiana, sullo smembramento del sud.
Così il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, al Convegno per la presentazione del rapporto “Il divario Nord-Sud: sviluppo economico e intervento pubblico”, curato dagli economisti della Banca d’Italia, non manca di sottolineare la gravità del ritardo di sviluppo del Mezzogiorno, facendo cenno all’annoso problema della “Questione meridionale” dalla quale ne conseguono profonde disuguaglianze economiche e sociali e ne risulta frenata la crescita dell’intera economia nazionale.
Il rapporto evidenzia come il peso economico del Mezzogiorno si sia ulteriormente ridotto, così come il divario con il Centro Nord in termini di tassi di occupazione e di prodotto pro capite sia tornato ad ampliarsi.
Nell’evidenziare come il Piano nazionale di ripresa e resilienza offra una straordinaria opportunità per aggredire i fattori di ritardo, il governatore Visco manca però di sottolineare come il divario socio-economico, il minor reddito pro-capite e la maggior disoccupazione, soprattutto per le donne del Mezzogiorno che si collocano su livelli tra i più bassi nel confronto internazionale, e i giovani che come i loro padri trovano nell’emigrazione l’unica possibilità di riscatto, siano state quella miscela di incostituzionale sottrazione di diritti che ha fatto decidere all’UE di assegnare all’Italia la fetta maggiore del PNRR.
La presenza fra gli ospiti della Ministra per il Sud Mara Carfagna che intervenendo sull’argomento parla di una quota per il Sud Italia che può arrivare fino al 40%, fa capire come la quota maggiore del PNRR, ovvero tutta quella parte che manca dal quel quasi 40% non sarà destinata al territorio che ne avrebbe maggior bisogno, nonostante le chiare indicazioni dell’UE.
La battaglia per l’Autonomia differenziata, che vede la Ministra per il Sud Mara Carfagna, tra le favorevoli alle richieste delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che richiamandosi all’articolo 116, comma 3, della Costituzione, hanno avviato l’iter per l’attribuzione di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, rischia se portata a termine, di aggravare gli effetti sul Mezzogiorno e di conseguenza sullo sviluppo del Paese. Eppure nessuno ne parla, nè le istituzioni, né la stragrande parte dei media e nemmeno molte realtà della società civile, che pure ne sono a conoscenza, in una sorta di inspiegabile consegna del silenzio, con il rischio che i cittadini si accorgeranno delle conseguenze solo dopo il punto di non ritorno dell’approvazione: regioni
ricche del nord che potranno trattenere fino a nove decimi del proprio gettito fiscale per spenderlo nei propri territori, e che avranno competenze, come già per la sanità, per altre materie importantissime finora esclusiva dello Stato: Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; Tutela della salute; Istruzione; Tutela del lavoro; Rapporti internazionali e con l’Unione europea. Un provvedimento che confligge con il patto di solidarietà della nostra Costituzione e che accrescerà ulteriormente le disuguaglianze. Il tutto senza la preventiva approvazione e definizione di LEP e LEA.
In un sistema già profondamente diseguale, L’autonomia differenziata sarà l’inizio di una valanga che spingerà le classi politiche e dirigenti di ogni pezzo grande o piccolo di Italia a cercare di arraffare qualcosa per il proprio elettorato e per i propri interessi, distruggendo quel patto nazionale che fino a oggi era chiamato a rispondere alle disuguaglianze sociali, a vigilare sul nostro patrimonio collettivo – i beni culturali e l’ambiente – a garantire i diritti dei cittadini, gli stessi, per tutti.
Il Movimento per l’Equità Territoriale ha già presentato una proposta di legge costituzionale presso la Corte di Cassazione chiedendo la cancellazione dell’autonomia differenziata dalla Carta costituzionale e quindi la sterilizzazione a priori di ogni tentativo di attuarla.
Questo annuncio e’ promanato dalla Segretaria nazionale M24A-ET
Movimento per l’Equità Territoriale e fa eco ai provvedimenti presentati ma tacitamente bocciati, nel recente passato, dalla Lega per abrogare dalla Costituzione il pareggio di bilancio voluto da Monti, che si contrassegna come la piu’ pericolosa stortura costituzionale, nazionale e democratica, ma sopratutto la piu’ efficace arma contro l’unita’ effettiva del Bel Paese: in quanto impedisce al nord di dotare il meridione delle risorse che costituzionalmente gli spettano; causa alla parte piu’ facoltosa ed industrializzata dell’Italia di colmare i Lep del meridione. In tal guisa l’unica possibilita’ di prosieguo del nord ergo dell’Italia, dal punto di vista della crescita, attiene all’introiezione della quota del Pnnr destinata al sud, nel silenzio assenso della Bce, del Movimento 5 stelle e della politica meridionale.
Immemori del superamento in pil delle regioni settentrionali rispetto quelle meridionali solo nel 1936, l’intellighenzia, l’imprenditoria e le istituzioni poste piu’ giu’ di Roma glissano sull’acquisizione di commesse un tempo meridionali, nei territori piu’ su di Roma da oltre un secolo e mezzo, comprese le infrastrutture concentrate in quel territorio e non disseminate anche al sud come da prescrizioni costituzionali. Procrastinando cosi’ un’agonia inveterata che vede poche realta’ industriali e statali in grado di generare opulenza, lavoro e gettito fiscale adeguato, da Napoli in giu’. Nell’ottusita’ dell’intero governo.