Aborto: effetti collaterali taciuti e battaglia Maneskin

Non mi è mai stato detto che l’aborto avrebbe portato ad una profonda depressione, che ogni volta che sentivo piangere un bambino era come se un coltello mi girasse nel cuore».

Sono le parole eloquenti di una donna di nome Bernadette, che affida a poche ma profonde parole, tutto il suo dramma dopo aver abortito.

«Sono rimasta incinta nella tarda adolescenza – racconta – e dopo 10 settimane di gravidanza ho abortito. Un medico di fiducia mi ha assicurato che la procedura sarebbe stata semplice, efficace e senza effetti collaterali. Non mi è mai stato detto che l’aborto avrebbe portato a una profonda depressione, che ogni volta che sentivo piangere un bambino era come se un coltello mi girasse nel cuore. Si suppone che l’aborto sia una soluzione rapida per una gravidanza indesiderata, ma non esiste una soluzione rapida per il rimorso, il dolore e il dolore della perdita».

«I testimoni più potenti dell’umanità dei nascituri non sono gli scienziati – ha spiegato lei stessa – ma le madri che piangono. Noi donne non piangiamo per i prodotti del concepimento. Piangiamo per la morte dei nostri figli».

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Fonte: National Right to Life News.

Dovrai rimanere vigile per la vita”, scriveva Simone de Beauvoir. Le donne, ora più che mai, devono ripeterselo come un mantra, dopo la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire la sentenza  Roe v. Wade sul diritto dell’aborto. A tornare sull’argomento è la modella e influencer Giorgia Soleri, che recentemente ha raccontato la sua esperienza traumatica: “Ho abortito a 21 anni – ha riferito a Metropolis – e mi hanno dato dell’assassina.  È stato umiliante“. Rendere difficile l’applicazione di un diritto è come negarlo. E i diritti delle donne “non sono mai scontati,  ogni giorno è necessario lottare per mantenerli e per ottenerne di nuovi”, dichiara Soleri, che si è unita alle numerose voci di dissenso in merito alle ultime notizie giunte da oltreoceano: “Nonostante il disgusto, la delusione, il dolore e la paura per un mondo che va sempre più verso il totale controllo dei corpi (soprattutto delle donne e delle persone con utero) e la totale privazione di autodeterminazione, noi continueremo a lottare – ha scritto su Instagram -. Per le nostre sorelle statunitensi, per le sorelle che hanno lottato e lottano per rendere davvero accessibile l’IVG in Italia, per chi ancora oggi – ovunque si trovi – si vede portar via la possibilità di abortire in sicurezza. Non staremo zitte, statene certe”. Il tema dell’interruzione volontaria di gravidanza sta fomentando lotte multistrato ed incrociate, dal punto di vista politico, legislativo, mediatico, religioso, cui si esorta a non degradarsi nelle violenze fisiche. Ad ogni modo, secondo ka scienza, i giovani tra l’adolescenza e la trentina di anni, non dispongono dell’apparato empirico, conoscitivo e di conseguenza percettivo-sensoriale, per attribuire alla gravidanza e genitorialita’, il senso sacro che esprimono. Infatti declinarsi in genitori, per i giovanissimi, si manifesta anche nella migliore delle intenzioni, come un compito estremamente oneroso ed anche improbo, a livello inconscio. I ragazzi sotto i 30/35 anni non percepiscono, in guisa naturale e nella stragrande maggioranza dei casi, i bambini ed i figli, come creature divine da badare anche per una questione ormonale. Di conseguenza i sostenitori dell’aborto ed i soggetti non pentiti di tale scelta, si annidano particolarmente, nell’universo dei ragazzi che spazia dall’adolescenza fino grosso modo, ai trentacinque massimo quarant’anni di eta’. Tutto cio’ e’ causato anche dalle tendenze sociali, professionali, economiche e culturali, che procrastinano la maturita’ e la giovinezza, fino ai cinquant’anni.

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