Aborti a domicilio: da Pro Vita chiedono il fermo

Immagina la scena:

Una pillola.

Una donna chiusa nel suo bagno.

Un bambino espulso nel water.

Un aborto…

Nessuna assistenza. Nessuna presenza medica. Una donna sola, con il suo bambino morto in mano o nel wc, innegabilmente formato.

Se la donna cominciasse a perdere troppo sangue (come spesso accade), potrebbe restare lì, sola, senza nessun soccorso, rischiando addirittura di morire anche lei.

Hai immaginato la scena? Pensi che possa essere considerato “progresso”?

Certo che no, perché è una barbarie!

Eppure, c’è chi grida alle istituzioni, presentando questo non solo come “passo avanti”, ma “diritto”.

I radicali dell’Associazione Luca Coscioni hanno lanciato una campagna e una raccolta firme per legalizzare in tutta Italia l’aborto “fai da te”, spacciandolo per la conquista suprema della libertà. 

Dopo aver reso l’aborto legale, ora vogliono banalizzarlo, mettendo a rischio la salute delle donne, abbandonandole in un bagno sole con il loro figlio morto in mano, nel più totale disprezzo della piccola vita soppressa.

Non è progresso, ma è abbandono. È disumanità legalizzata!

Aiutami a fermarli.

Fermiamo questa barbarie. Firma ora contro l’aborto fai-da-te promosso dai radicali. Non lasciare che diventi legge in tutta Italia: diciamo insieme NO alla pillola RU486 a domicilio!

Chiediamo alle Regioni italiane di respingere l’aborto farmacologico domiciliare, prima che diventi legge ovunque: firma ora!

Come siamo arrivati fin qui!

Tutto è cominciato nel 2020, in piena pandemia.

L’OMS fece pressione sui governi per semplificare e aumentare l’accesso all’aborto. L’AIFA recepì la linea e la rilanciò in Italia.

E l’allora discusso Ministro Roberto Speranza firmò le nuove linee guida: RU486 fino alla nona settimana di gravidanza, senza ricovero, anche in regime ambulatoriale o a domicilio.

Ora i radicali della Luca Coscioni stanno lavorando per compiere il passo successivo: portare tutte le Regioni italiane ad applicare quelle direttive.

Hanno lanciato la loro campagna mortifera, e sono già a lavoro in Lombardia, Piemonte, Veneto e Sicilia.

Regione dopo Regione, l’obiettivo è uno solo: rendere l’aborto fai-da-te la nuova normalità.

Ma noi non possiamo permetterlo.

Non possiamo accettare che una pratica tanto pericolosa e disumana venga promossa come una conquista. FIRMA ORA per contrastare le pretese dei radicali!

I dati sono chiarissimi. Leggi qui:

  • Oltre il 90% degli aborti con RU486 avviene nel bagno di casa, spesso in modo improvviso e traumatico (dati della Royal College of Obstetricians and Gynaecologists).
  • A 9 settimane il bambino ha testa, cuore, arti, occhi. È un essere umano in miniatura. Molte testimonianze parlano di donne che hanno visto con i propri occhi il corpo del loro bambino espulso. Un trauma che resta inciso nella memoria.
  • Il Ministero della Salute ha registrato un 7,1% di complicanze e un 5,3% di fallimenti.
  • La FDA ha segnalato 24 morti legate alla RU486.

Sia chiaro: l’aborto è e rimarrà sempre un omicidio, che sia chirurgico o chimico.

Ma banalizzarlo così è orribile e maggiormente pericoloso per le donne. E non lo diciamo solo noi.

Anche molte femministe pro-aborto sono contrarie alla RU486. Perché? Perché ha un profilo di sicurezza minore dell’aborto chirurgico.

E perché, in contesti di violenza o coercizione, l’aborto domiciliare può diventare uno strumento nelle mani di uomini violenti, sfruttatori, trafficanti.

Firma ora. Fallo adesso.

Perché la voce dei radicali sta arrivando alle Regioni. E noi dobbiamo essere di più.

Più numerosi. Più decisi. Più coraggiosi.

Se non rispondiamo ora con migliaia di firme all’azione dei radicali, l’aborto “fai-da-te” diventerà la regola.

Migliaia di donne verranno abbandonate nel silenzio.

Nel sangue.

Nella solitudine.

Con i loro figli morti tra le mani.

Noi, di fronte a tutto ciò, non possiamo voltarci dall’altra parte.

Insieme, possiamo impedirlo.

Maria Rachele Ruiu
Portavoce
Pro Vita & Famiglia Onlus