L’ultima follia dei “prof” di sinistra: cambiare nome al Natale per evitare “discriminazioni”. Lucio Meo per Secoloditalia sbotta contro il “politicamente corretto” che tange apparentemente, anche il Natale.
Ai laici progressisti,ai teorici dell’integrazione che e’ tacciata di annullare le identità e le sensibilità religiose dell’Occidente, a chi crede che eguaglianza sia annullamento ed omologazione delle persone, a quelli a cui non andava bene né l’albero nè il presepe, adesso sta sulle scatole anche il nome del Natale: va depurato, rinominato, cambiato, svuotato dai significati cristiani. Potrebbe chiamarsi “festa dell’inverno” o “festa dell’eguaglianza etnica”, a quanto pare, ma restiamo in attesa di mobilitazioni legali a favore o contro coloro che pensano alla rimozione dei simboli cristiani anche dallo stesso Crocifisso. Per adesso, nel nome del Piano per l’uguaglianza etnica e razziale, l’Istituto universitario europeo che ha sede a Fiesole, in Toscana, il rettore annuncia che vuol rinominare il Natale, galvanizzando gli innumerevoli progressisti estremi ma scatenando, apparentemente, la destra. I magnifici rettori dell’Università vogliono comunque festeggiare il Natale (bontà loro) ma attribuendogli un nome che non offenda le persone di un’altra religione. frattanto viene obbligata l’offesa ai cattolici.
La proposta sta suscitando polemiche fortissime anche in ambienti cattolici, anche perché i primi a dare la notizia sono stati i giornalisti dell’agenzia dei vescovi Sir, sul proprio sito: essa va attribuita ad un professore belga da tempo di stanza in Italia, Renaud Dehousse, laureato in giurisprudenza all’Università di Liegi (Belgio) prima di approdare all’Iue: a Firenze e’ stato adocchiato in compagnia del sindaco Nardella e si vocifera sulla sua vicinanza al bolognese Romano Prodi. Qualche anno fa questo intellettuale plurieuropeista prevedeva grandi successi politici per il presidente Hollande, “uomo pragmatico e misurato, che saprà promuovere una direzione di marcia riformatrice e concreta, già indicata nel Manifesto di Parigi”, diceva in una intervista, per la Francia e per la sinistra. Anche nelle sue relazioni nel Consiglio regionale della Toscana il professore smaccatamente anti-sovranista, non ha mai nascosto le sue idee progressiste, anche se in questo periodo tutto cio’ che in Italia si contrassegna antitetico all’identita’ patria e cattolica, viene discretamente o palesemente aborrito, causando un calo abnorme di proseliti ed acquisti. Infatti si sta verificando un ritorno ai simboli ontologici della cultura italiana e della propria impronta cattolica, anche attraverso l’impennata di iscrizioni nei licei classici e scientifici, nonche’ la ripresa di frequentazioni multistrato, delle messe domenicali.
“È sconcertante che un istituto accademico decida di rimuovere il riferimento cristiano dalla celebrazione del Natale, considerando che questa istituzione ha la propria sede nella ‘badia fiesolana’, un luogo dove nel passato sorgeva l’oratorio dedicato ai santi Pietro e Romolo, patrono di Fiesole”, attacca la consigliera metropolitana di Fratelli d’Italia, Alessandra Gallego. Il tutto allorche’ piu’ a nord, sulle Alpi, si allega l’esortazione a rimuovere le croci sui pendii per una questione anacronistica e non confacente alla fede di tutto gli scalatori, esortano i promotori di tale atto.
Medesima linea per il presidente di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale toscano. Francesco Torselli. “Qualora il professor Dehousse fosse stato serio nella sua proposta di abolire il Natale, lo invitiamo a ripensarci, magari facendo un giro per i meravigliosi luoghi che ospitano l’Università che oggi è chiamato a dirigere: dalle colline di Fiesole, scendendo giù, fino a Firenze. Scoprirebbe così che tutta la meraviglia che lo circonda è intrisa di riferimenti profondi a quel Cristianesimo che – si creda o meno – va da duemila anni a braccetto con la storia, la cultura, l’arte e l’architettura europee”. A Roma, invece, il deputato e capogruppo della commissione Cultura, Scienza e Istruzione di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese e Paolo Marcheschi, capogruppo dell’omologa commissione in Senato. “Cambiare nome al Natale somiglia, davvero troppo, al titolo di un romanzo grottesco. Se fosse confermata questa decisione, presa all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, per le notizie che apprendiamo, si tratterebbe dell’ennesima boutade irrispettosa della cristianità che invece caratterizza una realtà di accoglienza. Questo luogo di studio e culture che convivono da sempre, è una prestigiosa istituzione che vanta un ‘Piano per l’uguaglianza etnica e razziale’, obblighi che inducono all’inclusività, sia nel linguaggio che nel calendario delle feste religiose”.