La Vittoria (Postuma) di Totò Riina – La Sentenza Della Corte Europea Dei Diritti Umani Sull’Egastolo Ostativo

L’8 Ottobre 2019 ha segnato un passaggio molto triste per l’antimafia italiana e per tutti coloro che combattono per onorare con i fatti la memoria di Falcone e Borsellino.
“L’Italia deve riformare la legge sull’ergastolo ostativo, che impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia”: così ha sentenziato la Corte Europea dei Diritti Umani. Ed è, purtroppo, un passaggio storico capovolgente.

L’ergastolo ostativo, ovvero il carcere a vita senza la possibilitá di ottenere benefici penitenziari, è probabilmente il più grande baluardo contro il rischio della ripresa effettiva di potere da parte dei boss mafiosi condannati all’ergastolo.
Il motivo è molto semplice: l’unico modo di ottenere benefici penitenziari e di riuscire a sottrarsi al giogo perpetuo dell’ergastolo ostativo per un uomo d’onore che si trovi in questa situazione è stato, fino ad ora, quello di pentirsi e di collaborare con la giustizia, in modo tale da fornire un contributo alle indagini sulla mafia in qualità di ex membro dell’organizzazione e, dunque, di protagonista diretto o indiretto di condotte illecite e di legami con altri membri e/o concorrenti esterni alla compagine mafiosa.

Questa sentenza comporterà un duplice effetto su coloro che, fino a ieri, erano condannati all’ergastolo ostativo per reati di mafia. Essi infatti:
1) avranno la possibilità di ottenere misure alternative alla detenzione. Il forte rischio consiste nel fatto che lo scollamento tra la loro quotidianità detentiva e il substrato sociale in cui avevano operato come uomini d’onore risulti sempre più ridimensionato. In poche parole, essi potranno tornare a comandare in maniera molto più agevole.
2) saranno disincentivati a collaborare con la giustizia, in quanto questa scelta non costituirà più il passaggio obbligato al fine di ottenere benefici penitenziari. Ciò produrrà dunque un numero inferiore di pentiti e di potenziali spunti d’indagine in mano ai magistrati per contrastare il fenomeno mafioso.

Dopo le sentenze su Bruno Contrada e Bernardo Provenzano, per la terza volta in pochissimi anni, la CEDU dimostra di non avere alcuna dimestichezza con le logiche, di matrice Borselliniana e Falconiana, in tema di lotta alla criminalità organizzata (per lo meno di quel che ne rimane, dopo i pessimi provvedimenti approvati da governi di destra e di sinistra negli ultimi ventisei anni che hanno cercato a piú riprese di eroderle).

D’altronde basta leggere il papello di Totò Riina per capire che il primo obiettivo dei mafiosi sia sempre stato quello di provocare, anche grazie alle bombe del 1992 e 1993, la cancellazione del 41bis e del carcere ostativo.
Dopo questa pronuncia quell’universo sporco e dalle mani ancora insanguinate può, incredibilmente, tornare a brindare.

Di Stefano Baudino e Luana Ilardo

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