Non Solo Qatar: I Talebani Tornano Ad Uccidere Donne.

Di Rita Lazzaro

Natale, un giorno che dovrebbe essere di pace, serenità e famiglia. Condizionale che è d’obbligo visto il Natale trascorso dalle donne afghane le quali sono scese in piazza per l’istruzione. Alcuni gruppi di giovani donne sono scese in piazza a Herat per protesta, sfidando i Talebani. C’è anche una campagna degli studenti maschi che boicottano esami e lezioni.

A Herat, nell’Afghanistan occidentale, le donne sono scese in piazza per rivendicare il diritto di frequentare l’università.

Ecco che dopo la scuola vietata alle bambine, subentra un ulteriore divieto che lede ulteriormente il diritto all’istruzione per l’universo in rosa: i Talebani hanno vietato alle studentesse di frequentare le università con effetto immediato, provocando così manifestazioni in piazza contro il regime.

Ma le donne afghane continuano a non avere pace, infatti a questo divieto se ne è aggiunto subito un altro: le donne non potranno più lavorare per le Ong, soprattutto quelle internazionali.

«L’istruzione è un nostro diritto», è questo il grido delle donne che, la mattina di Natale, si sono recate verso casa del governatore della provincia di Herat quando sono state respinte dalle forze di sicurezza che hanno sparato con i cannoni ad acqua, costringendole a nascondersi in una via laterale. Ma questo non ha demoralizzato le manifestanti che, infatti, non si sono fermate e hanno ricominciato con l’urlo «Talebani codardi».

Secondo le testimonianze raccolte dall’agenzia Ap, tra le 100 e le 150 donne hanno preso parte alla protesta. Un portavoce del governatore provinciale, Hamidullah Mutawakil, ha affermato che c’erano solo quattro-cinque manifestanti. Secondo la Bbc sarebbero state qualche decina. Ma a questa protesta si sono aggiunti anche alcuni uomini.

«Fino a quando le nostre sorelle non potranno studiare di nuovo, boicotteremo anche l’educazione degli uomini», ha spiegato il responsabile Ajmir Sadat allTolo News. Infatti nel paese è stata anche lanciata una campagna di protesta da un gruppo di studenti per il diritto all’istruzione universitaria con lo slogan «O tutti o nessuno». Ci sono stati studenti che hanno lasciato le aule durante la lezione o hanno rifiutato di sostenere gli esami per solidarietà con le loro compagne.

Circolano anche video in cui si vede la polizia sparare su studenti che boicottano gli esami nella provincia di Kandahar. Ciò, purtroppo, sembra non fermare il regime dei talebani che si fa sempre più discriminatorio. Infatti oltre a colpire il diritto allo studio, i talebani hanno leso anche il diritto al lavoro ordinando a tutte le ong straniere e nazionali di non lavorare più con le donne.

Il motivo delle prescrizioni politiche in questa fetta di Medio Oriente starebbe nel fatto che le donne che lavorano nelle Ong non seguono un codice di abbigliamento appropriato. «Ci sono state gravi lamentele sul mancato rispetto dell’hijab islamico e di altre norme e regolamenti relativi al lavoro delle donne nelle organizzazioni nazionali e internazionali», ha dichiarato il ministro dell’Economia che, per inciso, è anche la persona da cui dipende l’approvazione delle licenze per le ong che operano in Afghanistan.

Il ministero afghano ha spiegato che «in caso di inosservanza della direttiva (…) la licenza dell’ente che era stata rilasciata da questo ministero sarà annullata». Anche il divieto di frequentare le università è stato giustificato con lo stesso argomento: le donne «non hanno rispettato le indicazioni sull’hijab», ha detto il ministro dell’Istruzione superiore, Neda Mohammad Nadeem.

Ed è così che le donne afghane stanno sparendo dalla vita pubblica. Infatti nonostante le promesse iniziali, da quando i talebani sono tornati al potere nell’agosto dell’anno scorso le donne sono state escluse progressivamente dalla vita pubblica, politica e dall’istruzione.

Lo scorso maggio, le giornaliste televisive sono state costrette a coprirsi il volto per poter andare in onda. Nello stesso mese il governo ha imposto il burqa per passeggiare in pubblico. Infine, la grande promessa tradita a marzo: la non riapertura delle scuole. Gli estremisti al potere avevano annunciato che avrebbero riaperto tutte le scuole sia maschili che femminili, dopo uno stop che durava da 190 giorni, ma poco dopo il governo ha emanato un rinvio con una giustificazione che sa di pretesto: non erano ancora state progettate le uniformi scolastiche compatibili con l’indicazione della Sharia.

Nonostante le repressioni, in più occasioni violente, le donne afghane hanno continuato ad alzare la voce contro il regime oppressivo scendendo in piazza e manifestando dissenso. Ultima recriminazione manifestata in ordine di tempo è stata la protesta di decine di donne della minoranza hazara – un’etnia sciita storicamente perseguitata e oppressa dai Talebani e dall’Isis – scese tra le strade di Kabul contro l’attentato suicida avvenuto lo scorso ottobre in una scuola, provocando la morte di almeno 35 persone, gran parte giovani donne. Donne la cui pecca è stata quella di essere nate nel Paese sbagliato. Una Terra in cui la condizione delle donne non è mai stata facile, anzi… È stata una continua altalena tra passi avanti di civiltà ,emancipazione ed altrettanti passi indietro che cancellano i primi, scrivendo una nuova era oscurantista.

Dopo le numerose guerre civili e i vari cambiamenti di regime, i diritti delle donne sono stati spesso ostacolati dagli integralisti, i quali hanno avuto il potere in diverse epoche storiche. Durante la monarchia (1926-1973) hanno avuto luogo una serie di riforme in funzione dei diritti delle donne. Ad esempio, dal regno di re Amanullah (1919-1929) si susseguirono alcune riforme liberali nei confronti delle donne per unificare e modernizzare il paese, anche se la questione femminile nelle zone rurali è rimasta sempre la stessa. Si trattò di riforme dirette a combattere la mentalità patriarcale, evidenziando l’educazione femminile, portandole a indossare abiti più occidentali.

Un altro passo fondamentale per l’integrazione della donna in Afghanistan avvenne nel 1921 con l’abolizione del matrimonio forzato, assieme a quello infantile: il prezzo della sposa e con restrizioni sulla poligamia, molto comune nelle zone rurali. I successori Mohammed Nadir Shah e Mohammed Zahir Shah applicarono riforme con più cautela, anche se molto moderne. Le riforme continuarono dal 1953 con grossi passi avanti per le partecipazione della donna alla vita pubblica.

Tra le migliori riforme afghane va annoverato un passo fondamentale che avvenne nel 1964 quando le donne ottennero il diritto di voto e di essere elette in cariche elettive. Ma fu comunque una vittoria a metà visto che le donne continuavano a vivere come casalinghe e fu infatti una rarità averle al governo.

Un passo fondamentale per la vita pubblica in rosa avvenne invece nel 1965. Infatti ben 6 donne vennero elette per la prima volta all’interno del Parlamento.

Un altro traguardo rivoluzionario in Medio Oriente per i diritti della donne fu del 1978, con Nur Muhammad Taraki.

Infatti il suo Governo concesse gli stessi diritti degli uomini alle donne in tutti gli ambiti, dando loro la facolta’ di scegliere marito e di far carriera. Uno degli obiettivi del Governo era la lotta all’analfabetismo e al lavoro femminile.

Negli anni dell’occupazione sovietica le donne beneficiarono di molti diritti, dall’istruzione all’emancipazione dall’uomo, ma, in ogni caso, la mentalità da sempre conservatrice e patriarcale afghana prevalse sempre, anche in quel periodo.

La situazione della nazione afferente la Russia orientale cambiò radicalmente nel 1992, quando i mujaheddin salirono al potere. Infatti con loro alcuni dei diritti che le donne ebbero dal 1978 fino a quell’anno vennero rimossi: l’adulterio divenne punibile con l’esecuzione e l’hijab divenne obbligatorio, ma non il burqa (il quale divenne obbligatorio per tutte le donne dal 27 settembre 1996). Venne richiesto alle donne di indossare abiti non aderenti; le ragazze vennero iscritte in scuole solo femminili e non venne loro concesso di lavorare in maniera professionale, ma solo negli uffici e come dipendenti. Le donne, ad esempio laureate in economia, potevano lavorare solo come impiegate di banca o negli uffici, indossando comunque l’hijab.

In quel lasso di tempo (fino al 1996) era ancora comune vedere donne indossare hijab all’iraniana o anche abiti molto sfarzosi variopinti (almeno nelle grandi città). Il velo era principalmente simbolico.

Nonostante le varie limitazioni che già imposero i mujaheddin alle donne, queste continuarono a lavorare e molte disposizioni del 1964 rimasero in vigore.

Nel 1996, con l’arrivo dei talebani, la situazione divenne drammatica, se non tragica. Infatti dal 1996 al 2001 i talebani violarono ampiamente i diritti delle donne: dall’uscire di casa da sole al trascorrere invece tutto il tempo nella propria abitazione con la possibilità di uscire solo se accompagnate da un tutore maschio. Il burqa divenne obbligatorio con divieto di cosmetici e poi, dal maggio ad ottobre 2001, di smalto e gioielli.

Venne proibito loro di ridere, di lavorare (se non come infermiere e medico) e di frequentare la scuola.

Nessun uomo avrebbe dovuto rivolgere la parola a una donna afghana e questa non avrebbe nemmeno dovuto guardarlo negli occhi o stringergli la mano.

Tutte le donne presenti in radio, in televisione e in uffici pubblici vennero licenziate. Vennero proibite le biciclette e tutti i tipi di sport possibili per le donne. Vennero chiusi tutti i bagni pubblici femminili.

Gli uomini ebbero potere assoluto sulle donne privandole di ogni diritto: dietro ai loro burqa, se malauguratamente i loro passi fossero giunti all’udito di un estremista, rischiavano di essere fustigate pubblicamente davanti a folle di altri folli estremisti. Incredibilmente vietarono alle donne anche di utilizzare calzari rumorosi; il rumore dei tacchi divenne vietato nel luglio 1997.

Tantissime furono le donne giustiziate per adulterio.Persino i nomi di giardini pubblici o di luoghi aventi la parola “donna” vennero modificati.

Dal 1996 al 2001 le donne poterono esercitare principalmente solo la professione di medico e infermiere in ospedali e strutture prettamente femminili. Le altre donne furono segregate in casa sotto lo stretto e asfissiante controllo degli uomini, con vetri oscurati per evitare che qualcuno, da fuori, avesse potuto scorgerle.

Molte donne si lasciarono morire suicidandosi (dandosi anche fuoco), oppure per mancanza di cure mediche o di parto naturale, visto che non sono state più visitate da medici uomini e le donne non hanno potuto più lavorare e studiare per diventare medico.

La situazione fortunatamente si capovolse nel 2001 con la caduta del regime talebano.

Nello stesso anno le bambine tornarono a scuola, anche se in istituti prettamente femminili, indossando come divisa ufficiale (attualmente ancora in vigore) l’hijab bianco e un abito nero, coprendo sia braccia sia gambe.

A causa di cinque anni scolastici persi per le ragazze, molte bambine anche di dieci anni dovettero frequentare lezioni della prima classe con bambine di cinque/sei anni.

Le donne tornarono anche a ricoprire ruoli politici e di rilievo come successe Il 26 gennaio 2003 poi, a Kabul, 28 donne presero la patente.

E nel 2009 in occasione delle presidenziali ci furono donne-seppure due donne- su quarantuno candidati.

Con l’entrata in vigore della nuova Costituzione del 26 gennaio 2004, rifacentesi a quella del 1964, le donne afgane, de jure, ricevettero gli stessi diritti degli uomini.

Nonostante fosse stato ripristinato anche il codice civile del 1976 e quello della famiglia del 1971, dove la donna afgana godeva di buoni diritti. Infatti nonostante i progressi a livello giuridico, la mentalità afghana rimase estremamente conservatrice, ostacolando l’emancipazione femminile, in quanto, di fatto, la donna continuò a subire molte limitazioni lavorative e sociali nelle zone rurali dove i talebani o i capi villaggio contavano infatti più della legislazione nazionale stessa; essa fubripristinata nel 2001.

Una mentalità che ostacolò anche gli interventi internazionali contro la violenza sulle donne. Una mentalità che continuò a considerare le donne quasi come oggetti, le quali devono rimanere in casa e svolgere le mansioni domestiche. Aspetto questo, che portò un intenso scontro culturale e un forte dislivello tra classi sociali e tra ambienti urbani e rurali

Infatti il 15 novembre 2008 degli ignoti aggredirono e lanciarono acido in faccia contro almeno quattordici studentesse e insegnanti, a Kandahar, per “punirle” per essere andate a scuola.

Il 12 aprile 2009, Sitara Achakzai, membro del Parlamento, venne uccisa dai Talebani.

Nelle elezioni del 2014, il presidente eletto dell’Afghanistan si impegnò per garantire alle donne pari diritti.Tuttavia ebbe molto successo nelle zone rurali.

Sempre secondo delle stime del 2014 le donne costituivano solo il 16% della forza lavorativa.

Nel maggio 2017, la Missione d’Assistenza delle Nazioni Unite in Afganistan stabilì che la maggioranza di colpevoli di delitto d’onore non era stata condannata. Nel 2018, secondo alcune ricerche, diminuirono in maniera significativa le donne senza burqa nel Paese dalla caduta del regime talebano. Tuttavia, la presenza sul territorio dei signori della guerra, dei trafficanti d’armi e di oppio, di bande criminali e di mafiosi, e dei talebani (dove in alcune province governano ancora), rendono il paese ancora insicuro.

Oltre alla cultura, altri fattori agiscono da ostacolo alla liberazione della donna da matrimoni costruiti sulla costrizione e l’abuso. Quando una donna non può avere figli l’uomo può ottenere facilmente il divorzio per risposarsi.

È secolarmente considerato un disonore per le famiglie più conservatrici una donna senza figli dal matrimonio. Grazie al coraggio di politiche e attiviste, dal 17 settembre 2020 anche il nome della madre comparirà nella carta di identità del figlio.

Vittorie su vittorie in ambito giuridico sebbene ostacolate dalla mentalità integralista; ma tutti questi passi avanti di civiltà e diretti a garantire la parità di genere sono stati cancellati nel 2021 dopo che il 15 agosto i Talebani hanno ripreso in mano Kabul,dando così nuovamente vita all’era oscurantista di cui le principali vittime sono prorio le donne.

Il capo dei Talebani aveva ufficialmente dichiarato che nel suo governo ci sarebbero state delle donne (anche se in base alla Sharia), e che esse avrebbero potuto studiare e lavorare liberamente senza essere ostacolate, indossando solamente l’hijab come indumento obbligatorio, e di avere in mente di costruire un Paese civile e democratico.

Le donne erano scettiche a riguardo e, viste queste ultime vicende, purtroppo, era uno scetticismo più che fondato.

In Europa riguardo i Talebani, imperversa livore a causa di attacchi web tesi a rimarcare i loro finanziatori che, a quanto pare, si aggirano nelle alte sfere della politica e della finanza euroamericane. Desta inoltre scalpore lo scandalo degli Bacha whazi, ovvero i bambini che in afghsnistan vengono tollerati nei loro travestimenti femminei e nelle proprie attivita’ di meretricio, in eta’ inferiore all’adolescenza.

Vocabolario

*Meretricio: prostituzione.

* Imperversa: ha luogo.

* Scalpore: scandalo; grande attenzione.

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